Tempo fa qualcuno mi disse che gli alieni sarebbero arrivati entro il 2024. Essendo romano e frequentatore abituale dei mezzi pubblici, non mi scandalizzo per i ritardi, quindi non considero ancora la dritta del tutto infondata. Gli esperti del settore assicurano che il grande evento potrebbe coincidere con l’insediamento di Trump il prossimo 20 gennaio. Lo ammetto, dubito. Ma, avendo avuto Francesco Totti nella mia squadra per tanti anni, una parte di me resta aperta all’incredibile. Il 2024 è stato un anno di convalescenza. Nel mondo, le guerre continuano a imperversare. In Medio Oriente e Ucraina, l’orrore non scuote più. Nel frattempo, l’Europa barcolla, gli Stati Uniti sembrano annaspare, mentre il clima mostra evidente demenza. Intanto avanza l’IA e, in generale, la tecnologia, ma l’umanità sembra aver rinunciato a volerle governare e svilupparne consapevolezza, sperando piuttosto che avvenga il contrario.
Quest’anno è stato per me quello dell’addio ai sigari toscani, compagni di vita dall’occupazione scolastica al liceo. Allora, romantico e delirante perché in crisi di parole di fronte ai di lei occhi azzurri, i sigari erano un rituale privato di crescita, a cui inizialmente si oppose la brusca reazione del mio stomaco nel bagno della scuola. Amari, tossici, talvolta aromatizzati, i sigari mi tenevano compagnia. Il loro quarto d’ora fumante mi regalava le nuvole del cielo e le polveri dei campi di battaglia, staccandomi dal mondo e congiungendomi, in modo magico e antico, con la fantasia. Poter fumare come Churchill, Garibaldi, Brera, il tenente Colombo o il villico de Il Sorpasso era un gioco fuori moda e, proprio per questo, sano. Ma l’orologio biologico del 2024 ha imposto il suo sacrificio. Chissà, forse anche voi avete dovuto rinunciare a qualcosa di solido durante quest’anno appena finito, che magari per gli altri non conta nulla e per voi moltissimo.
Tra le cose astratte che il bisestile ha vaporizzato, ci sono molte certezze. Per la prima volta da quando ho 18 anni, non ho votato. Non so più per chi farlo, e alla fine penso che sia meglio avere dubbi che false convinzioni. Sarà una mia fase o forse è il limbo della contemporaneità dove galleggiano ideologie sbiadite, leader minuscoli, un mondo che, nel suo continuo mutare, sembra ripetersi. Forse, come per i miei amati “toscani”, è il momento di abbandonare vecchie abitudini e cercare qualcosa di nuovo, anche se non si sa cosa sia.
Segno dei tempi è la Francia, con le sue strampalate Olimpiadi, dove gli atleti vomitano dopo aver nuotato nella Senna, ufficialmente dichiarata non più inquinata dal decreto del Presidente Macron. Tuttavia, da Parigi arriva anche un segno di speranza: la cattedrale di Notre Dame riapre ai fedeli e, per chi crede, con le messe tornano gli Angeli. Le campane, comunque, hanno annunciato un nuovo Natale.
Nel frattempo, il discorso di Mattarella mi riporta nella nostra “terra di mezzo”, tra la mediocrità più che aurea, direi bronzea, che ci circonda. Non so se il 20 gennaio vedremo, oltre al presidente arancione, anche dischi volanti e omini verdi in festa (nessun riferimento polemico alla Lega). Una cosa è certa: anche questo 2025 sarà tutto da colorare. Ognuno ne sia un buon artista.