Chi frequenta il Lago di Bracciano conosce bene la pericolosità di un tratto della strada circumlacuale, quello che va dalla Cassia Bis all’abitato di Trevignano Romano. Nel corso degli anni, infatti, a causa di una carreggiata troppo stretta per via della presenza, ai bordi, di due file di platani, si sono verificati numerosissimi incidenti, purtroppo anche mortali.
Ovviamente, chi dotò, quasi un secolo fa, quella strada di una provvidenziale ombra, si mosse nella giusta direzione: tutelare l’incolumità di quanti, allora a piedi o col carretto, avrebbero dovuto sfidare i colpi del solleone, nelle ore più calde dell’estate.
Da tempo, tuttavia, quell’esigenza risulta superata, ed occorrerebbe prendere atto del mutamento dei tempi. Senza stravolgere il panorama esistente, ma adeguandolo ai bisogni attuali determinati dalle più elementari regole della sicurezza stradale e della pubblica incolumità.
Questa richiesta non è figlia di un capriccio di qualche isolato e perverso distruttore di paesaggi, ma è volontà pressoché unanime di tutta la comunità trevignanese, già in passato funestata da lutti orribili ed incancellabili.
Durante il mio mandato di consigliere provinciale, poiché trattasi appunto di viabilità di competenza della Provincia di Roma, avendo assunto l’impegno morale e politico di operare per avviare a soluzione questo tema, ho lavorato affinché gli uffici competenti finalmente individuassero una soluzione.
Così è nato, in breve tempo, il progetto di “Ripristino delle alberature e messa in sicurezza di un tratto della Settevene-Palo I”. Lo spirito è quello di mettere in sicurezza il tratto circumlacuale della Settevene-Palo allontanandone le piante di alto fusto, ed effettuando il ripristino del filare di alberi, ridotto in quel tratto da ca. 140 piante originarie per lato a 83 piante a monte e 56 a valle (quindi riqualificazione ambientale).
Nonostante le mille difficoltà, prima fra tutti la contingenza finanziaria negativa ed il maledetto cappio del patto di stabilità, il progetto esecutivo è stato depositato il 16.05.2012, il finanziamento è pronto, il progetto è immediatamente cantierabile, sono pronti gli atti formali quali capitolato e schema di contratto. In condizioni di normalità, quindi, oggi i lavori dovrebbero essere già realizzati.
Invece NO!!
Il perché è presto detto. Da oltre un anno è scoppiata una diatriba tra i due Enti che debbono dare necessariamente il proprio “nulla osta” paesaggistico, ambientale e naturalistico.
La Soprintendenza ai Beni paesaggistici ed ambientali reputa che debbano essere ripiantumati dei platani, per mantenere l’aspetto paesaggistico dell’alberata, realizzata negli anni ‘20-‘30.
L’Ente Parco Regionale, che tutela l’aspetto naturalistico, reputa che i platani sono specie alloctone e bisognose di cure in un ambiente non proprio, e richiedeva la piantumazione di specie autoctone quali aceri e lecci.
Dunque, per riepilogare: uno vuole i platani, l’altro vuole i lecci o gli aceri. Nessuno cede in questo assurdo braccio di ferro.
Intanto, la gente continua a rischiare la pelle; il finanziamento può essere perduto; si tiene ferma un’opera pubblica con danno economico per le imprese (di questi tempi!!!).
Ma casi come questo appena descritto producono, anzitutto, un danno ancora più serio di quelli appena elencati. Generano sfiducia nelle istituzioni e nell’amministrazione della cosa pubblica. Minano il rapporto tra lo Stato, inteso in senso lato, ed i cittadini.
Se la Politica non scioglie questi nodi, non spezza le catene oppressive di un sistema burocratico borbonico, temo che i guasti prodotti saranno incalcolabili e, ahimè, irrecuperabili.
(FONTE- http://emilianominnucci.blogspot.it/2013/07/trevignano-una-storia-di-ordinaria.html?spref=fb)