IQ. 20/09/2013 – Ora le Asl fanno concorrenza a se stesse. Come? Permettendo ai medici del Servizio sanitario di eseguire diagnosi e cure in intramoenia, la libera professione in ospedale, a costi più bassi del ticket e facendo aspettare solo qualche giorno rispetto ai mesi di attesa per ottenere un appuntamento per la stessa prestazione in attività ordinaria. Così, con affluenza sempre maggiore, i cittadini ricorrono all’assistenza privata tra le mura ospedaliere abbandonando quella istituzionale. Con risparmio di tempo e spesso anche di soldi.
Se il ticket per un’ecografia alla tiroide costa, per esempio, 42,41 euro, con attese fino all’agosto 2014 (avviene nella Asl di Latina), la “parcella” per la stessa prestazione in intramoenia è di 40 euro: accade nell’ospedale di Bracciano e in altri centri dove per sottoporsi a questo esame occorrono solo quattro giorni.
Una radiografia alla spalla? In intramoenia sempre nella Asl di Latina (ospedali di Fondi e Terracina) costa solo 26,40 euro, con un risparmio di 5,42 euro sul ticket e di qualche settimana di attesa. Nella Asl di Viterbo per una radiografia alla colonna cervicale eseguita in libera professione ospedaliera (a Tarquinia) occorrono 28,40 euro, 3,68 in meno del costo del ticket per quell’esame diagnostico eseguito dagli stessi clinici nella loro attività ordinaria.
“Denunciamo queste pratiche”, spiega Sandro Bernardini, segretario
della Funzione pubblica Uil che ha svolto l’indagine, “perché i cittadini e i magistrati comincino a metterle sotto osservazione”. Ci sono esami, soprattutto quelli eseguiti attraverso le immagini, dalla risonanza all’ecografia, alla tac, che sono spariti dalle agende degli ospedali pubblici. Non ci si può neanche prenotare per alcuni accertamenti diagnostici. È indisponibile, per esempio, un’ecografia all’addome al Sant’Andrea, secondo policlinico della Sapienza, al San Giovanni, negli ospedali dei Castelli (Asl RmH) e di Viterbo. Per lo stesso esame occorrono almeno 180 giorni (febbraio 2014) nelle Asl romane, dalla A alla E, in quella di Tivoli, la G, e di Civitavecchia, la F. Va peggio in provincia: sempre nella Asl di Latina non se ne parla prima dell’agosto 2014, in quella di Frosinone si aspetta fino a giugno. Attese proibitive pure al San Filippo Neri (maggio 2014) e al policlinico Tor Vergata (aprile 2014). Si salvano soltanto i presidi sanitari di Magliano Sabina e Amatrice, nella Asl di Rieti, dove l’attesa è di due mesi “appena”. Il limite massimo consentito dalle leggi nazionali. Così, per questa prestazione, i cittadini si assiepano verso l’intramoenia che ha prezzi di poco superiori al costo del ticket: una sessantina di euro contro i 50,15. E, soprattutto, accorciando i tempi che, per alcune patologie, potrebbero rivelarsi davvero fatali.
Ora la Regione ha deciso di far rispettare le prescrizioni nazionali sui tempi lunghi di attesa. La legge c’è già: il decreto 124 del 1998 al comma 13 dell’articolo 3 prescrive che se un cittadino è costretto ad aspettare più di un mese per le visite specialistiche e oltre due mesi per gli esami diagnostici si può sottoporre a queste prestazioni in libera professione con il pagamento del solo ticket. Ma, denuncia Bernardini, “non esistono ospedali e Asl che applichino la norma”. Così viene da pensare che il Servizio sanitario pubblico lavori per quello privato. In barba anche alla legge di qualche mese fa (8 novembre 2012), la numero 189, che prevede l’allineamento progressivo dei tempi di esecuzione delle prestazioni nell’attività istituzionale a quelli medi dell’intramoenia. Parole al vento: dopo la promulgazione di quest’altra legge, l’ultima, le attese si sono allungate.
(Fonte La Repubblica a firma Carlo Picozza)