IQ. 16/10/2013 – Con l’avanzare dell’età, da alcuni definito volgarmente invecchiamento, ognuno di noi scopre un crescente piacere nel parlare di sè,forse anche in considerazione che, scemando progressivamente un dopo l’altra, ogni giovanile distrazione, riemerge prepotentemente dentro di noi, non senza rammarico il ricordo delle stesse.
C’è anche chi tale dote, il piacere di parlare di sè la scopre molto presto e, statisticamente parlando ha buone possibilità di fare carriera come scrittore, ricordo la casa dove sono nato, era ubicata al piano terra di quel “caseggiato bassotto”, poggiato stancamente a terra sulla propria pancia.
La sua porta d’ingresso non era ubicata sulla Via della Balduina, sulla quale però si affacciava la finestra della camera da letto dei miei genitori, insomma, tutto al contrario, come un vestito indossato a rovescio,l’intero caseggiato lo potete immaginare assimilabile a quei villini a schiera che si vedono oggi, ma solo un pò.
Infatti il bagno o “cesso o latrina” non era ubicato in casa, ma sul piazzale antistante il nostro alloggio e serviva quattro famiglie, insomma si trattava di una vita in comune in cui i problemi di una famiglia riverberavano amplificati nelle altre case, come le cellule comunicano scambiando le informazioni e tutto veniva vissuto in modo estremamente conviviale.
Tutto ciò che usciva dalle bocche, penetrava nelle orecchie, ma sempre per correre in soccorso a chi lo necessitava e,magari, neanche lo desiderava, un giorno sentimmo la signora Tina imprecare perchè uscita di casa quando ancora non aveva iniziato a piovere, al suo ritorno……ve la racconto in un sonetto…
Che callo che faceva qua mattina
Mentre all’orizzonte grigge nuvole
Senz’accenno all’essere benevole
Sconsijavano de mettese a pettorina
E difatti! Pioggia cascò come Dio vole
Specie ne li paraggi de la Sora Tina
Come coreva sott’acqua che’jempiva’a cantina
Imprecanno: “ccitua n’attimo fa metteva sole!”
D’allora’a Sora Tina, memore de l’accaduto
Datosi la paura che prese da qua strapazzata
-Tanto che’n fu facile destalla dar marcaduto-
Sia che piovesse, sia che c’era tempo bello
-Nun potenno sopportalla n’artra sgrullata-
N’escì mai più de casa, senza portà l’ombrello
Affettuosamente Mario Brozzi