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Maxi operazione a contrasto dell’immigrazione clandestina

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finanzaIQ. 23/10/2013 – Dalle prime ore del mattino di ieri i Finanzieri del Comando Provinciale di Trieste stanno dando esecuzione a 4 ordinanze di custodia cautelare emessi dal G.I.P. del Tribunale giuliano nei confronti di altrettanti soggetti, uno di nazionalità rumena e 3 di nazionalità pakistana, nell’ambito di un’operazione denominata “KARAKORUM”, in materia di contrasto all’immigrazione clandestina.

Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Trieste, hanno portato alla luce le illecite attività svolte dagli odierni indagati che consentivano l’ingresso illegale in Italia di cittadini stranieri, provenienti prevalentemente dal Medio Oriente e dal Nord Africa.

Le investigazioni delle Fiamme Gialle del Gruppo di Trieste, sono scaturite, nell’ambito dell’ordinaria attività di controllo economico del territorio svolta dai militari, a seguito della verifica di un veicolo in entrata in Italia dalla Slovenia attraverso il confine terrestre.

In tale occasione, nell’automezzo, guidato da un cittadino pakistano, risultavano essere presenti dei clandestini.

L’autista veniva, pertanto, tratto in arresto per aver favorito l’ingresso illegale sul suolo italiano di clandestini al fine di trarne profitto.

Intuendo che il trasporto illecito non fosse un episodio sporadico, venivano raccolti i primi elementi per iniziare delle indagini più approfondite per comprendere, principalmente, quale fosse la rotta seguita dai cittadini extra-comunitari.

Le investigazioni eseguite permettevano di scoprire numerosi passaggi illegali del confine e di ricostruire la fitta rete di contatti degli indagati che consentiva di organizzare, a cavallo tra vari paesi, l’illecito traffico.

In particolare, veniva accertato che i clandestini, partiti dalla Grecia, dopo aver attraversato i Balcani, erano condotti in Croazia o in Ungheria.

Da qui venivano poi condotti dagli odierni arrestati, in gruppi di 7 – 15 persone, attraverso il confine italo-sloveno, con destinazione Milano o Brescia, città nelle quali avevano la propria base logistica gli indagati.

Le malcapitate prede dell’organizzazione arrivavano in Italia a piedi o utilizzando i fatiscenti mezzi messi a disposizione dagli indagati. In entrambi i casi, gravosissime erano le condizioni in cui si svolgevano i “viaggi della speranza”.

I clandestini, infatti, erano costretti dai “passeur” ad attraversare nottetempo i boschi che delimitano il confine con la Slovenia privi di qualsivoglia attrezzatura, senza viveri né abbigliamento adeguato per il bivacco montano.

I più sfortunati, troppo deboli o senza i soldi necessari per affrontare il viaggio, venivano abbandonati nei boschi in balia degli eventi. In alcuni casi, solo il tempestivo intervento dei militari ha scongiurato che gli eventi volgessero al peggio.

Nei passaggi avvenuti utilizzando mezzi di fortuna, la situazione non era certo migliore: nei veicoli, spesso vecchissimi e fatiscenti, venivano, infatti, stipati più del doppio dei passeggeri previsti con grave pericolo per la vita dei clandestini e per la sicurezza stradale.

Ogni transito fruttava agli arrestati circa 2.000 € a persona. Per ogni passaggio del confine venivano, quindi, incassati da un minimo di € 14.000 fino ad un massimo di € 30.000.

I clandestini illecitamente introdotti in Italia e rintracciati dai militari della Guardia di Finanza nel periodo monitorato sono stati circa cento, di questi quasi una ventina hanno chiesto l’asilo politico.

Oltre agli odierni destinatari delle ordinanze, nell’ambito dello stesso filone investigativo erano già stati tratti in arresto altri soggetti che erano stati adoperati come passeur dall’organizzazione: sono complessivamente 8 i provvedimenti restrittivi cui si è dato nell’ambito dell’operazione di servizio.

Decine di perquisizioni sono state effettuate dai Finanzieri di Trieste in Lombardia: l’attività ha consentito, tra l’altro, il sequestro di tre mezzi utilizzati per introdurre i clandestini nonché di copiosa documentazione comprovante il vasto traffico illecito.

Dalla prima analisi è emerso che dopo l’introduzione in Italia, gli arrestati gestivano anche il trasferimento dei clandestini dalla Lombardia verso i Paesi del Nord-Europa, preferendo principalmente la Germania.

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