di Stefania Paradiso
Stanca di vedere clienti perdere piccole o ingenti somme di denaro alle macchinette del video poker, Monica Pavesi, barista di Cremona, ha deciso di spegnerle.
“Le ho spente perché non sopportavo più di vedere persone che si rovinavano in questo modo”
Nonostante gli alti incassi, visto che i video poker fatturavano dai 40 mila a 50 mila al giorno e il 6% spettava a lei, ha ugualmente detto no ad un vizio che sempre più divora e rovina famiglie.
Quella del gioco d’azzardo è la quinta industria in Italia e, se si analizza la spesa pro-capite, l’Italia ha il primato mondiale con oltre 500 euro a persona.
In Italia, al contempo, non c’è nessuna definizione istituzionale della dipendenza patologica da gioco d’azzardo, prevista invece nel Dsm IV, il manuale psichiatrico di diagnosi e cura.
La questione della dipendenza da gioco e’ terribilmente sottostimata e questo non è affatto casuale. Maurizio Fiasco, sociologo e saggista, esperto di tematiche collegate al gioco d’azzardo afferma: “Qualche attenzione a questa malattia c’è nei Sert di Roma. Ma un servizio di trattamento lo offre solo la Regione Toscana che ha stanziato delle risorse e organizzato appuntamenti settimanali per informare operatori e organizzatori su terapie e aspetti relazionali dell’impatto di questa patologia sulle famiglie. Nel nostro Servizio Sanitario Nazionale il gioco d’azzardo non è indicato come patologia clinica – continua Fiasco-, non e’ stato recepito né il Dsm, né l’orientamento dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il malato di gioco d’azzardo non esiste come paziente, come profilo”.
Come mai non trova codificazione in Italia? “Alla base c’è – dice ancora Fiasco – , la volontà di nascondere in qualche modo questa malattia perché’ il gioco, nel nostro Paese, e’ un business molto redditizio, per lo Stato in primo luogo”.
Le persone, soprattutto in periodi di crisi, riversano sul gioco speranze, illusioni e progetti. Una piccola giocata e vincita dà l’effimera ed errata certezza che con il gioco si possano risolvere i problemi economici. In realtà ci si isola sempre di più ed il vizio diventa letale sia per la salute psicologica che per la situazione economica ed affettiva
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