Buongiorno gente mia che pensate, dopo aver ascoltato le lamentele della mia amica di sempre, perché sostiene che non la chiamo mai, mi è parso di “ascoltare” un dialogo tra uno dei “servitori” e il “potere” stesso.
Leggendo attentamente, noterete che nonostante faccia ciò che gli viene richiesto, il “servitore” non dimentica di far parte del popolo e rivolgendosi al “potere” lo mette in guardia verso presunte ed ipotetiche rivoluzioni.
Ma ancora una volta si sente rispondere di stare tranquillo, di non avere fretta a dare annunci inutili, perché egli si sente al sicuro, sà bene, da che mondo è mondo, che un popolo affamato accetta ogni cosa per sopravvivere, non ultimo, “l’aiutino” che gli verrà offerto conseguentemente.
Mi scuso con la mia amica Laura, ma in questo momento mi sento “popolo” e vado di corsa, proprio per stare attento a non “bere” quello che mi viene offerto per non dover accettare in seguito nessun aiuto.
“A sor maè quì er popolo mugugna!”
“A sor maè, quì er popolo mugugna!
Và urlanno quanto se la passa male
che j’amanca tutto, perfino ’er sale,
si trova accordi,, quello lì ce sgrugna.
che aspetti a parlà co’r giornale?”
“Si nun vonno da diventà zampogna
mejo nun annassero a cercà rogna,
sinnò der Coeli, sargono ‘e scale.”
“A Sor maè, ma nun sarebbe mejo
stalli a sentì e allentà la morsa,
prima de combinà quarch’artro guaio?”
“Fijo mio quanto sei ripubblicano!
er popolo affamato che và de corsa
beve tutto! Dopo je dai na’mano….”
Affettuosamente Mario Brozzi
Una poesia attuale e scritta molto bene.