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Il Ministero del Lavoro presenta il progetto nazionale di promozione dell’affidamento familiare

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IQ. 29/11/2012 – Appuntamento settimanale con: “Mercato del Lavoro, Ricerca, Sviluppo Locale, Formazione, Finanziamenti”. A cura di Emiliano P.

Al 31 dicembre 2010 risultano 30.000 i bambini e ragazzi di minore età che si trovavano fuori dalla famiglia di origine, accolti da famiglie affidatarie o da strutture di accoglienza per almeno cinque giorni a settimana. Parliamo di un bambino ogni mille famiglie. Eppure l’Italia è uno dei paesi in cui l’incidenza degli allontanamenti è più bassa. In Germania, Francia e Regno Unito, ad esempio, risulta più che doppia. Rispetto al 1998, gli affidi e l’accoglienza in strutture sono andati aumentando, pur mantenendo una tendenza stabile negli ultimi anni. Cresce l’affidamento familiare ma non a svantaggio del collocamento in comunità, che resta in modo sostanziale inalterato a causa della stragrande presenza di minori stranieri. Nel 37% dei casi il motivo dell’accoglienza è dovuto all’inadeguatezza familiare, connessa fondamentalmente alle condizioni di povertà in cui versa la famiglia originaria.

Questi sono solo alcuni spunti contenuti nell’indagine “Bambine e bambini temporaneamente fuori dalla famiglia di origine – Affidamenti familiari e collocamenti in comunità”, realizzata dall’Istituto degli Innocenti di Firenze su incarico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Scopo dell’indagine è incoraggiare una conoscenza più vasta ed accurata del fenomeno, al fine di pianificare policy sempre più appropriate’, ha sottolineato il Sottosegretario con delega alle politiche sociali Maria Cecilia Guerra nel corso della conferenza stampa di presentazione. ‘Lo strumento dell’allontanamento va pensato come temporaneo, non finalizzato quindi alla separazione ma al reinserimento del minore nella sua famiglia di origine. Il punto cruciale è prendere in considerazione il ‘supremo interesse del bambino’: per ogni bimbo, con la sua storia, occorre definire un intervento personalizzato, che va costruito in interazione con altri soggetti – fra cui la famiglia di origine e ovviamente quella di affido – perché ciò consente di seguire i cambiamenti e di verificare se si realizzano le condizioni che consentono il reinserimento, e quindi il superamento del problema, che non va considerato mai ineluttabile.’

Le “Linee di indirizzo per l’affidamento familiare”, comprende invece raccomandazioni politiche indirizzate a supportare l’affidamento come sistema di tutela e protezione del bambino. Le Linee di indirizzo si inseriscono nel progetto nazionale “Un percorso nell’affido”, attivato nel 2008 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con il Coordinamento Nazionale Servizi Affido, il Dipartimento per le Politiche della famiglia, la Conferenza delle Regioni e Province autonome, l’UPI, l’ANCI e il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza.

Obiettivo strategico del progetto è incoraggiare l’apertura delle famiglie e della comunità all’affidamento familiare, sviluppando servizi di supporto in grado di sostenere le famiglie ed i bambini durante l’esperienza. In riferimento alla linee di indirizzo, approvate con un accordo in Conferenza Unificata fra Stato Regioni e Comuni, il Sottosegretario Guerra ha rilevato la portata storica di quella che – a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione che ha affidato alle regioni la competenza esclusiva nelle materie proprie delle politiche sociali – può diventare uno strumento per l’interpretazione futura del ruolo dell’Amministrazione centrale nella regia del nostro sistema dei servizi sociali.

 

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