Sono Frosinone, Latina e Viterbo le province laziali che più hanno risentito della crisi occupazionale nel 2013, collocandosi nella triste classifica delle 10 province più sofferenti del Centro Italia e tra le 46 in Italia con un tasso di sofferenza più alto della media nazionale. Nello specifico, Frosinone registra una sofferenza che supera del 25% la media italiana; Latina ammonta a +10,7% e Viterbo si colloca a +4,3%. E sono sempre le stesse tre province a registrare un indice di sofferenza del mercato del lavoro e un tasso di disoccupazione superiori alla media.
Questi alcuni dati elaborati ed analizzati dalla UIL di Roma e del Lazio sull’indice di sofferenza occupazionale nell’anno 2013. Sofferenza che è stata misurata prendendo come parametri tre indicatori: mercato del lavoro, ammortizzatori sociali e reddito da lavoro dipendente o assimilato.
Maglia nera per Frosinone, Latina e Viterbo anche in riferimento alla richiesta di lavoro, la cui difficoltà è superiore, anche in questo caso, alla media nazionale. Il dato più allarmante riguarda la disoccupazione giovanile che nella nostra regione sfiora il 45% registrando un +7,1% rispetto alla media del Paese (+7,1%) e inferiore soltanto ad alcune regioni del Sud (Sicilia, Calabria e Campania in testa). A ciò si aggiungono i 208 mila giovani che non studiano e non svolgono attività di formazione, oltre ai 76 mila disoccupati fra i 45 e i 64 anni.
“Un quadro ben lontano dalla ripresa economica tanto annunciata – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – che fa comprendere invece quanto il mercato del lavoro rimanga chiuso e spesso elitario, distante dai giovani e da un welfare sociale cui dovremmo aspirare concretamente per dare avvio alla ripresa reale e non a quella dei proclami. Dall’inizio della crisi a oggi in Italia sono andati persi un milione di posti di lavoro.
Ciò significa meno produttività, minor distribuzione della ricchezza, meno servizi e, di conseguenza, una società più povera e in difficoltà e un Paese che se non attua a breve un cambiamento reale, avrà poche vie d’uscita. Per quanto riguarda il Lazio, negli anni passati è mancata una capacità di coordinamento e di programmazione, per una visione dello sviluppo del territorio regionale. Tanto che nell’ultimo anno il reddito pro-capite è diminuito del 2,9%, e di ben il 4,5% nell’ultimo quinquennio”.
I consumi familiari medi nella nostra regione sono diminuiti del 2,2%, contribuendo così a rallentare ulteriormente la dinamica della domanda interna e un incremento del 12% delle sofferenze bancarie. Basti pensare che nel Lazio oltre 150 mila famiglie hanno una capacità di spesa inferiore ai 1.000 euro.