Carlo Tavecchio è il nuovo presidente della Federcalcio. Decisiva la terza votazione, che ha visto il vicepresidente federale vicario e numero uno della Lega Nazionale Dilettanti ottenere 310,12 preferenze (63,63%), mentre Demetrio Albertini si è fermato al 33,95% (165,47 voti). Sono state 11,79 le schede bianche (2,42%), 21,62 i non votanti e 487,38 i voti espressi (quorum a 243,69).
“Sarò il presidente di tutti – la promessa a caldo di Tavecchio subito dopo l’elezione – soprattutto di coloro che legittimamente hanno espresso il dissenso dalla mia candidatura. Desidero ringraziare quanti mi hanno confermato la fiducia e fatto sentire il loro appoggio anche nei momenti difficili”. Nessun annuncio sul nome del nuovo Commissario Tecnico della Nazionale, una decisione che in ogni caso arriverà presto: “Le riforme del nostro sistema possono essere fatte solo insieme, non esistono uomini della provvidenza e nessuno ha ricette magiche. Esiste però la cultura del lavoro e invito tutte le componenti ad abbandonare le divisioni e mettersi all’opera. Entro il 18 di questo mese – ha assicurato Tavecchio – mi presenterò con una lista delle cose fatte in questa settimana”.
Presidente della LND dal 1999, vicepresidente della Figc dal 2007 a oggi (vicepresidente vicario dal 2009), Tavecchio succede quindi alla guida della Federazione a Giancarlo Abete, dimessosi dopo l’eliminazione della Nazionale nel Mondiale brasiliano. Una giornata lunga e attesa da tutto il mondo del calcio italiano quella andata in scena all’Hotel Hilton Rome Airport di Fiumicino, aperta e chiusa dagli applausi per Giancarlo Abete e per il nuovo presidente federale.
Alle 11.30 ad aprire i lavori era stato il presidente dell’Assemblea Elettiva Pasquale de Lise, che aveva anticipato il saluto del segretario generale del Coni Roberto Fabbricini e del segretario generale della Uefa Gianni Infantino, entrambi grati al presidente uscente per il lavoro svolto in questi anni. Poi era arrivato il saluto dello stesso Abete, un intervento a lungo applaudito da tutta la platea in cui, dopo aver rievocato momenti lieti e meno lieti del suo mandato e il contributo rilevante che il sistema calcio dà al Paese, aveva auspicato per la Federazione l’elezione di un presidente, ribadendo la sua contrarietà ad un commissariamento da parte del Coni. Poi la parola era passata ai rappresentanti delle componenti, dai presidenti delle Leghe Beretta (Lega Serie A), Abodi (Lega Serie B), Macalli (Lega Pro) e Mambelli (vicepresidente vicario della Lega Nazionale Dilettanti), ai presidenti di Assocalciatori e Associazione allenatori Tommasi e Ulivieri, fino al presidente dell’Associazione arbitri Nicchi. Prima delle operazioni di voto avevano preso la parola i due candidati per ricordare in sintesi i loro programmi.
Indispensabile per Tavecchio l’unità delle leghe “che deve tendere alla ricerca dell’interesse comune e non può non riguardare anche le componenti tecniche e del mondo arbitrale. Bisogna procedere con reciproche concessioni, che non devono essere compromessi. Le mediazioni, se hanno come obiettivo l’interesse collettivo, sono segno di forza. Nessuno può negare alla Serie A la funzione di traino del movimento, ma parimenti nessuno può negare il valore delle altre leghe e il valore del mondo dilettantistico”.
Demetrio Albertini aveva ribadito di voler mettere al servizio della Figc le sue esperienze nel mondo del calcio, prima nei panni di calciatore e poi di dirigente: “Non ho mai fatto la corsa sui numeri o una partita contro qualcuno, ma voglio dare la possibilità di una scelta diversa. Dobbiamo essere la federazione del fare e non del parlare. Bisogna guardare all’estero non per copiare un modello, ma per capire e conoscere cosa stanno facendo altrove. Abbiamo bisogno di risorse incisive, dobbiamo essere credibili”.
Poi la parola è passata agli elettori e, dopo le prime due votazioni, che hanno visto Tavecchio fermarsi rispettivamente al 60,20% e al 63,18% delle preferenze, è risultato decisivo il terzo scrutinio, in cui per essere eletti bastava riportare la maggioranza dei voti. E adesso il neo presidente è pronto a mettersi al lavoro.