Gli italiani non si fidano degli immobili del mercato italiano.
Ogni anno comperano all’estero una citta’ come Pisa.
« Ha piena ragione Draghi: ” l’incertezza scoraggia gli investimenti”.
E nell’assoluta incertezza ci sta precipitando la, tanto caldeggiata dall’Europa, revisione catastale in atto nel nostro Paese, che per anni terra’ in sospeso ogni certezza sul carico fiscale che alla fine gravera’ sugli immobili.
Nei primi sei mesi del 2014 l’investimento dei privati nell’immobile d’impresa si è ridotto a zero.
A confermare le allarmate previsioni di Assoedilizia una fonte autorevole e al di sopra delle parti, Bnp Paribas Real Estate, nella sua recente ricerca sull’Italia, ricerca che pure registra il ritorno degli investitori stranieri, ma non sul residenziale.
Questo il trend dal 2009, quando era già in atto la crisi del settore: 2009, sul totale degli investimenti, 16% dei privati; 11% nel 2010; 14% nel 2011; 16% nel 2012; 6% nel 2013 e, appunto, il clamoroso 0% nel primo semestre di quest’anno.
Questa la percentuale degli investimenti, fatto 100 il totale, da parte di altri operatori: fondi immobiliari italiani, dal 26% del 2009 al 25% del 2014; fondi aperti stranieri dal 17% al 36%; società immobiliari quotate e reits dal 13% al 6%; società assicurative e fondi pensione inalterata (14%); corporate dall’1% al 17%; banche, settore pubblico, fondi sovrani dal 13% al 2%.
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Anche l’immobiliare residenziale, come è ampiamente noto, va male: rispetto al 2006 le compravendite si sono più che dimezzate (da 877.000 compravendite nel 2006 a 407.000 nel 2013) e attorno al 60% di calo denunciano i settori commerciale e terziario.
Alcuni segni di ripresa nel 2014 (più 4% nel residenziale delle grandi città), pur benvenuti perché potrebbero testimoniare un sintomo di miglioramento della recessione, non certamente la ripresa, sono comunque totalmente insufficienti a giustificare una positiva valutazione in termini di inversione di tendenza.
Al proposito non possiamo non rilevare che il dato relativo alle compravendite della prima casa, che non corrispondono ad acquisti per investimento, bensi’ rappresentano semplici acquisti per il consumo-utilizzo diretto, non e’ un indicatore significativo.
Maggior peso avrebbe, come indicatore, l’acquisto delle seconde case.
E qui in Italia si riscontra il totale blocco del mercato. Mentre gli italiani ormai comperano annualmente 45.000 seconde case all’estero: l’equivalente di una citta’ come Pisa.
Cio’ significa che gli italiani non si fidano del nostro mercato: delle prospettive fiscali e della possibile incidenza del fisco sulla tenuta dei valori immobiliari. »
Achille Colombo Clerici presidente di Assoedilizia