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G20, i grandi del mondo contro l’austerity e le violazioni russe in Ucraina

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di Gianluca Colasanti

IQ. 17/11/2014“Basta austerità”. Questo è il grido che si sta, apparentemente, alzando da Brisbane (Australia), città ospitante di un G20 piuttosto movimentato. Secondo le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, infatti, dalla plenaria dei 20 leader sarebbe saltata fuori questa volontà di lasciarsi alle spalle le politiche della “austerity” per incentivare la crescita in una maniera diversa, innovativa.

E proprio Renzi sembrerebbe essersi eretto a paladino della lotta all’austerità, proponendo un dialogo, in tal senso, all’Europa per modificare un atteggiamento inviso perfino dalle parti di Washington, dove si auspica un repentino abbandono delle politiche filotedesche in favore di una strategia simile a quella americana. Strategia che, per la cronaca, ha portato grande crescita grazie alla creazione di milioni di posti di lavoro.

In linea con questo pensiero anche il primo ministro australiano Abbot, pronto a sposare le tematiche renziane ed americane per una veloce svolta europea. A confermare questa grande voglia di cambiare rotta ci sono, oltretutto, gli obiettivi conclusivi del vertice, che puntano ad un aumento della crescita del 2,1% entro il 2018. Si tratta di una mira davvero ambiziosa, che se raggiunta porterà ad un miglioramento del PIL mondiale oltre che alla creazione di moltissimi posti di lavoro in tutto il globo, sulla scia del modello statunitense.Tutto questo senza contare, poi, l’incentivazione della lotta all’evasione fiscale, puntando il dito contro i cosiddetti paradisi fiscali.

Tuttavia, a “rovinare” il clima di cooperazione sposato da tutti i presenti al vertice, c’è stata la ormai celeberrima questione ucraina, che avrebbe creato tensioni tra Vladimir Putin ed alcuni leader occidentali, tanto da causare la partenza anticipata del leader russo. Questo, ovviamente, nonostante le parole dell’organizzazione che avrebbe definito “prefissato” l’abbandono di Putin prima della pubblicazione del comunicato finale, e di quelle dello stesso Putin, che avrebbe definito “costruttiva” l’atmosfera del vertice nonostante “alcuni dei nostri punti di vista non coincidano”. In questo senso, il riferimento all’Ucraina è tutt’altro che velato.

Non da meno le volontà degli “occidentali”, capeggiati dagli Stati Uniti in un dualismo che ricorda drammaticamente qualcosa di già visto e vissuto. “Se la Russia in Ucraina continuerà a violare lo spirito dell’accordo di Minsk, che Putin stesso ha accettato, l’isolamento della Russia continuerà.” Ha dichiarato Barak Obama, condannando un comportamento che, effettivamente, rischia di far precipitare una situazione piuttosto delicata.

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