Occupazioni abusive di case – GIORNO “Case popolari, nulla di fatto” 22 novembre 2014 – Assoedilizia
A s s o e d i l i z i a
“Il Giorno” Ed. 22 novembre 2014
ACHILLE COLOMBO CLERICI
Non occorreva essere divinatori per prevederlo: le tensioni sociali sulla casa, in costanza di un pesante periodo di recessione che sembra non finire, hanno ingigantito il fenomeno dell’occupazione abusiva degli alloggi popolari.
Esso nasce dal fatto che, a fronte di migliaia di alloggi sfitti di edilizia residenziale pubblica, ci sono molte piu’ domande di assegnazione rispetto alle abitazioni disponibili, che non si sa neppure quante siano in Italia.
Ormai tutte la parti sociali denunciano l’assenza pluridecennale di una politica della casa, finita alla fine degli anni ’90 con gli ultimi stanziamenti Gescal destinati alla costruzione di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Ferma la nuova produzione e ferme le ristrutturazioni delle “case popolari”, dunque. Per le soluzioni del problema, si perseguono risposte di nicchia e non di sistema, consistenti in misure agevolative di limitata portata: per cooperative edilizie, fondi immobiliari, SIIQ e SIINQ ( societa’ quotate e non quotate ), per contratti concordati, ed alloggi sociali.
Esemplare, peraltro, la vicenda del fondo sociale affitti: partito con l’equivalente, in lire, di 250 milioni di euro è praticamente sparito e torna oggi alla luce con 50 milioni per il 2014 e 50 milioni per il 2015. E se in totale il Piano Casa stanzia un miliardo e 741 milioni di euro, bisogna aspettare il 2020 per spenderli tutti.
Nel frattempo tocca al privato – che oltretutto vede gli immobili locati considerati fiscalmente alla stregua di seconde case, tipo ville al mare e in montagna – rispondere alla domanda sempre più pressante di chi, a causa della crisi e del taglio dei mutui, la casa non la può comprare e deve comunque procurarsi un tetto sulla testa.
I proprietari immobiliari sono interessati come cittadini e come investitori ad una adeguata risposta al bisogno abitativo espresso dalle fasce sociali dei meno abbienti, come condizione imprescindibile per quell’equilibrio civile che e’ necessario affinche’ la società prosperi. E perche’ in mancanza di siffatta risposta tale bisogno abitativo insoddisfatto finisce per scaricarsi, come onere fiscale indiretto, sulle spalle dei proprietari immobiliari stessi, traducendosi in un fattore depressivo dei valori di mercato.
Ma se non si procede con la detassazione generale che avvii la ripresa degli investimenti in edilizia, se non si evitano provvedimenti demagogici e controproducenti, se non si imbriglia la riforma del Catasto che spaventa i potenziali investitori di risparmio negli immobili,
non potra’ mai esser portato a soluzione il problema delle case popolari, perche’ non si uscira’ nemmeno dalla crisi economica.
Quando si capira’ che il mercato e’ la migliore risposta, per risolvere il problema quanto meno in via indiretta ?