Comunicato Stampa Uil Fpl Lazio
La situazione della sanità laziale è tragica, negli ultimi 7 anni sono aumentate le imposte e le tasse, siamo i cittadini che pagano la più alta addizzionale IRPEF, l’IRAP per le imprese è più alta rispetto alle altre regioni, abbiamo l’accise sulla benzina più alta, il bollo auto aumentato del 10%, abbiamo il maggior numero di ticket per prestazioni sanitarie e tra i più esosi d’Italia, in questo periodo abbiamo chiuso Ospedali, reparti ospedalieri, ma sul territorio i cittadini non riescono ad avere risposte ai loro bisogni di salute ed assistenza, il personale addetto è diminuito di migliaia di unità, sono stati ridotti più di 2.500 posti letto.
Lo dichiara in una nota il Segretario Regionale della Uil fpl Lazio Sandro Biserna.
Da tutta questa situazione – prosegue Biserna – è scaturita una involuzione della qualità e quantità dei servizi sanitari. Non ci sono più risorse per l’assistenza domiciliare, le lista di attesa per effettuare una visita specialistica sono lunghissime, sino alle ore di attesa nei Pronto Soccorso.
Turni massacranti degli operatori sanitari a partire da infermieri e medici per il blocco del tour-over e tutto questo con quali garanzie per i pazienti?
Dopo 8/10 ore ininterrotte di servizio diventa umano anche l’errore, ma quando si parla di salute l’errore dovrebbe essere evitato. Lo stesso avviene nella sanità convenzionata, anzi qui le cose sono ancora peggiori; in molte strutture non si erogano neanche gli stipendi con regolarità (si veda IDI, San Carlo, San Raffaele ecc. ecc.,). Ci sono 2.700 lavoratori in cassa integrazione, 3.500 precari nella sanità pubblica che mandano comunque avanti le emergenze, i pronto soccorso, interi reparti.
In una situazione così grave il Governo ha fatto altri tagli alla sanità, nel Lazio, già in molti ospedali non vengono garantiti i LEA (Livelli Essenziali d’Assistenza) – prosegue il Segretario Regionale Biserna – e ha nominato Commissario di governo per la sanità laziale il prof. Bondi, padre della “revisione della spesa”, con il compito di ridurre il debito della sanità e quindi di tagliare ulteriormente i servizi sanitari ai cittadini.
Entro il 31 Dicembre scadrà la CassaIntegrazione e se non si trovano i soldi, si passerà alla mobilità e quindi ai licenziamenti trovandoci – conclude Biserna – in presenza di un vero e proprio disastro sociale, con più di 6.000 famiglie in mezzo alla strada.