RIFORMA CATASTO DA RIBALTARE (A.Colombo Clerici) “Il Giorno QN” 2 Agosto 2015 –
Una riforma invocata da molti come via e strumento per realizzare la perequazione e l’equita’ fiscale, ma che per ora e per molto tempo generera’ solo preoccupazione ed incertezza: le condizioni ideali per creare quella fiducia che e’ indispensabile alla ripresa del settore ?
In Italia esiste un catasto che porta ad una serie di sperequazioni e squilibri :
gli antichi accatastamenti ( ad esempio quelli riguardanti immobili nei centri storici) conducono a valori inferiori a quelli derivanti dagli accatastamenti piu’ recenti ( quali quelli nelle periferie); gli storici parametri di determinazione delle rendite catastali, legati alla redditivita’ funzionale dell’immobile portano a valori che son inferiori a quelli di mercato; dove i processi di rinnovamento edilizio ed urbano sono andati piu’ a rilento i valori catastali impositivi, ai fini delle diverse imposte, sono rimasti arretrati rispetto alle zone con maggior dinamismo socio-economico-edilizio urbanistico.
La riforma del catasto e’ talmente di vasta portata da potersi considerare storica. Come tale va trattata: essa deve partire dall’accertamento di una verita’ alla quale i cittadini italiani hanno diritto, sapere cioe’ qual e’ la massa-imponibile complessiva.
Quello che e’ sbagliato e’ il modo in cui si e’ proceduto alla attuazione della riforma: l’aver lasciato cioe’ un automatismo, una contestualita’ tra la fase accertativa e la fase applicativa.
Con il rischio, oltre tutto di una attuazione per tranches: dove gli uffici ed i comuni funzionano meglio
la revisione parte prima ed i contribuenti…insomma paghino e basta.
La logica in cui ci si e’ mossi e’ stata: lasciamo produrre effetti fiscali immediati, poi vedremo, attraverso il controllo del gettito, se e quando e come introdurre a posteriori gli opportuni correttivi.
A parte il fatto che tale controllo e’ impossibile perche’ il parametro della invarianza del gettito, ancorche’ verificato a livello comunale, assunto a criterio guida della riforma, e’ impraticabile, in quanto ci sono quattro fattori variabili in grado di produrre una lievitazione continua del gettito: la nuova produzione edilizia, la riqualificazione continua dell’edificato, che produce un adeguamento in via automatica dei valori catastali, il recupero dell’ evasione fiscale e l’incidenza delle esenzioni e delle agevolazioni fiscali deliberate dal comune.
Occorre dire che al contribuente non interessa l’invarianza del gettito complessivo dell’imposta, bensi’ semmai quella del prelievo a suo carico.
Ad evitare il rischio di effetti gravemente distorsivi occorreva ed occorre invertire l’ordine delle fasi del procedimento; cio’ anche ai fini dell’equita’ fiscale, della ragionevolezza costituzionale e della virtuosita’ economica.
In sostanza, il parallelismo tra raccolta dei dati ed entrata in vigore in modo automatico del prelievo fiscale non va bene. Prima si deve formare il quadro di tutti i dati – per conoscere preventivamente l’ammontare della base imponibile su cui si andra’ a incidere – e poi si dovranno valutare le conseguenze che discenderebbero dalla applicazione del sistema vigente ai nuovi valori. Successivamente si introdurranno gli opportuni correttivi e si dara’ il via alla applicazione pratica della riforma.