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Con la crisi italiani più poveri della media europa

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 L’Italia e gli italiani stanno diventando più poveri della media in Europa. Anzi, è già una realtà secondo un rapporto sui livelli dei consumi procapite pubblicato da Eurostat, che ha esaminato a parità di potere di acquisto (ovvero correggendo i dati dalle eventuali distorsioni dei cambi valutari) sia la ricchezza lorda, misurata dal Pil, sia i consumi effettivi individuali (Actual individual consumption) nei 28 Paesi dell’Unione. La seconda voce, spiega l’ente di statistica comunitario, rappresenta una cartina di tornasole del benessere delle famiglie. Ebbene, fatta 100 la media europea, l’Italia si ritrova con un valore inferiore sia per quanto riguarda il Pil procapite, 96 per cento, sia per quanto attiene ai consumi individuali, 98 per cento. Il tutto nella fotografia statistica del 2014. Ma dallo studio emerge che il declino italiano a valori inferiori alla media è uno sviluppo proprio degli ultimissimi anni, perché nel 2012 i consumi effettivi individuali procapite erano al 103 per cento, ossia appena superiori alle media europea, e il Pil procapite al 101 per cento. In pratica, l’Italia è uscita dalla crisi di questi anni ritrovandosi più povera della media europea, dove si registrano marcate divergenze. In cima alla classifica, i più ricchi in assoluto dell’Ue sono i lussemburghesi, i concittadini del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker vantano consumi individuali procapite al 141 per cento della media e un Pil procapite ad un inarrivabile 266 per cento. Seguono i tedeschi, rispettivamente con 123 per cento sui consumi e 124 per cento sul Pil, e gli austriaci con 122 per cento e 130 per cento. La Francia si piazza nona con 111 per cento sui consumi e 123 per cento sul Pil, l’Italia è undicesima. All’opposto i meno ricchi d’Europa sono i cittadini della Bulgaria, con consumi effettivi procapite pari ad esattamente la metà della media, 51 per cento, e un Pil procapite perfino sotto la metà, 47 per cento. Penultimi i romeni con 57 e 55 per cento e terz’ultimi i croati con 60 e 59 per cento.

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