Portella della Ginestra, luogo simbolo del lavoro e del movimento sindacale. Fu qui che, settanta anni fa, si consumò una strage di lavoratori, contadini e persino bambini. Tutte vittime innocenti di una banda di mafiosi, ma anche di un disegno politico ed economico di contrapposizione al valore del lavoro, al progresso, alla libertà e alla giustizia sociale. Ed è qui che si è celebrato questo Primo Maggio di memoria e, soprattutto, di impegno. Con un richiamo forte, da parte del Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, in apertura del suo intervento dal palco, all’articolo 1 della Costituzione, architrave della nostra Carta fondamentale approvato, proprio settanta anni fa, dai nostri Padri costituenti, appena poche settimane prima mesi dell’eccidio di Portella.
“In situazioni e condizioni del tutto diverse – ha detto il Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo – oggi, si continua a morire a causa del lavoro. Appena tre giorni fa un giovane di 21 anni ha perso la sua vita per un infortunio in un’azienda di spedizioni nei pressi di Firenze. L’ultima di tanti, di troppi incidenti sul lavoro che, quotidianamente e sistematicamente, continuano a verificarsi. Oggi, purtroppo – ha proseguito Barbagallo – si può morire anche per mancanza di lavoro. L’occupazione giovanile continua a ristagnare, ovunque, con punte drammatiche proprio nel nostro Mezzogiorno. E poi parliamo di futuro, ma senza lavoro per i giovani non c’è alcun futuro. Non vogliamo più bonus – ha incalzato dal palco del comizio il leader della Uil – che oggi ci sono e domani spariscono. Il lavoro e la vita dei giovani non sono un flipper, non sono un gioco a punti. Ci vogliono stabilità e certezze e, inoltre, provvedimenti strutturali e politiche di investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, ovunque, ma soprattutto nel nostro Sud. Il Paese riparte se riparte il Mezzogiorno”. Inevitabile un riferimento anche alla vicenda che ha riempito le pagine della cronaca economica e sindacale di questi giorni: “L’Alitalia, è l’emblema più eclatante delle contraddizioni e dei problemi con cui deve fare i conti il nostro Paese. Questo è uno dei casi in cui le imprese fanno i danni, le imprese fanno sprechi e cattiva gestione, e poi il conto vorrebbero farlo pagare ai lavoratori e le colpe addossarle al Sindacato. Le vere responsabilità vengono eclissate da polemiche pretestuose persino su un presunto eccesso di democrazia da parte nostra”. Deciso, infine, l’appello all’unità sindacale: “Dobbiamo rilanciare il patto federativo unitario – ha concluso Barbagallo – e, inoltre, occorre avviare al più presto, su una piattaforma comune, un confronto con il Governo in merito alla riforma del sistema fiscale”.