Esistono confini e limiti tra una serie televisiva e la realtà, o meglio nella pratica questo significa creare artifici per una rappresentazione dei racconti di vita: Christian Giroso ( O’Cardillo di Gomorra) e Gaetano Pecoraro ( Le Iene) si intrattengono con i ragazzi delle scuole , dando loro suggerimenti circa il mondo del cinema, della televisione, del giornalismo e del teatro, in chiave prettamente educativa e conoscitiva sul tema della musica conto le mafie (5 giorni di Musica contro le mafie è l’evento in questione).
Christian Giroso-attore di teatro e di cinema non condivide il pensiero del magistrato Nicola Gratteri riguardo l’emulazione dei giovanissimi dopo la visione di serie televisive come Gomorra, a tal punto ritiene che realtà e finzione siano due cose separate; il messaggio di film come Gomorra è un altro, nella fattispecie si tratta di una fotografia della quotidianità in alcuni contesti di ricatti per mano della mafia.
“Tutti dopo aver visto un film violento potrebbero emulare, imitare gli atteggiamenti o incorrere in vere e proprie sanzioni . A Napoli ci sono le “stese”i ragazzi che sparano all’impazzata durante le corse sui motorini a scopo intimidatorio”, è un’osservazione dell’attore Giroso a seguito di una domanda in seno alla propaganda mafiosa, al collegamento della criminalità giovanile con le decisioni dei boss mafiosi.
Gaetano Pecoraro, invece, crede che Gomorra e i suoi autori abbiano scelto di raccontare il male, un male che esiste, che appare predominante il più delle volte , cui nessuno può negarne l’esistenza o l’evolversi nelle società odierna.
La passione per il giornalismo di inchiesta ha fatto di Gaetano Pecoraro un giornalista d’assalto, in particolare nel programma Le Iene, apprezzato inoltre a seguito del suo servizio sulle vittime dell’uranio impoverite ( si aggiudica anche il premio Rosario Livatino).
Fare chiarezza e fornire informazioni in ordine di importanza, partendo dalle più semplici a quelle complesse, tutte unite da unico comune denominatore: “la denuncia della violenza” in ogni sua sfaccettatura.
I ragazzi delle scolaresche si mostrano interessati e pronti a fare domande circa l’emulazione giovanile sul campo mafioso o delinquenziale, sull’effetto catartico del teatro, vero baluardo di cultura, idee ed informazione a 360 gradi ( Christian Giroso di Scampia dice a chiare lettere con tono napoletano “ Sono fortunato di vivere a Scampia ma di non essere sulle strade, ma figlio di chi ha investito nell’arte . Sono figlio di una famiglia che ha una compagnia teatrale,spesso cerchiamo di dare colori alle emozioni”).
Alla domanda di una studentessa: “ Che colore dai al buio nel vuoto?”, arriva una risposta diretta e quasi persuasiva: “ Io e noi lo coloriamo il vuoto”.
Attribuire un colore alla delusione, al dolore, alle pretese di chi vive di mafia è solo l’ inizio di una vera rivoluzione culturale, atta a determinare processi umani e di crescita formativa.
Anche il rap di protesta di Lucariello –rapper italiano suona a colpi battenti la musica di Scampia, i cui brani sono celebrati nella serie tv Gomorra, protagonista dell’ incontro successivo in compagnia di Marcello Ravveduto-docente a contratto di Public e Digital History presso l’Università di Salerno e recentemente ha ricevuto il premio “ Pasquale Campanello”, che spiega accanto al rapper l’accostamento delle rime musicali alla finzione in un film, sebbene le difficoltà derivino dalla mancata sensibilizzazione di argomenti di spicco e di rilevanza sociale.
Christian Paterniti-rapper ed operatore sociale, in arte “Picciotto” mette a fuoco alcuni scorci di scrittura creativa, una forma d’arte che pervade gli animi sensibili, creativi, pronti all’ascolto delle rime che vibrano il cuore, in un’ottica educativa, di inchiesta e di reale comprensione del fenomeno “mafia” nei contesti scolastici.
A cura di Matteo Spagnuolo