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Parliamo di Bitcoin.

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Oggi un bitcoin, cioè un’unità della più popolare criptovaluta al mondo, vale 14.600 dollari. Cinque anni fa, ne valeva circa 13: significa che il suo valore è aumentato di oltre 1.100 volte. Ma l’aumento esponenziale del valore dei bitcoin non è stato graduale, come ha dimostrato il recente nuovo interesse dei media internazionali: soltanto un anno fa, infatti, un bitcoin valeva circa 850 dollari. Ha superato i 2.000 dollari soltanto a maggio, e fino a un mese fa era sotto i 9.000 dollari: dopo aver sfiorato i 20mila dollari, ha subito un crollo tra giovedì e venerdì, arrivando a poco più di 12mila dollari. È stato il più grave crollo della valuta in tre anni, arrivato dopo il più grande picco di sempre.

Da diverse settimane, quindi, si è tornati a parlare moltissimo di Bitcoin (la maiuscola si usa solitamente per indicare il sistema, la minuscola per la valuta): di cosa sono, di come funzionano, del loro utilizzo, di quanto sia rischioso investirci.

Non si sa chi abbia inventato i bitcoin: l’inventore viene chiamato Satoshi Nakamoto, ma è un nome di fantasia.

Veniamo ai bitcoin. I bitcoin sono una moneta digitale che gli utenti conservano in portafogli virtuali, e possono essere usati per fare pagamenti verso negozi o società che li accettano (ci sono), per trasferire denaro ad altri utenti, o semplicemente possono essere conservati sperando che aumentino di valore.

La differenza con le normali valute è che Bitcoin risolve un gran numero di problemi che si hanno normalmente nelle transazioni economiche online. Non c’è infatti un’autorità centrale che controlli i bitcoin: niente banche, organizzazioni o società che ne gestiscano i flussi e il valore. Questo fa sì che non ci sia una terza parte coinvolta nelle transazioni: quindi niente commissioni a Visa, Mastercard, Western Union, eccetera, e niente rischi che questi enti subiscano attacchi informatici che sottraggano numeri e codici di carte di credito.

La differenza con le normali valute è che Bitcoin risolve un gran numero di problemi che si hanno normalmente nelle transazioni economiche online. Non c’è infatti un’autorità centrale che controlli i bitcoin: niente banche, organizzazioni o società che ne gestiscano i flussi e il valore. Questo fa sì che non ci sia una terza parte coinvolta nelle transazioni: quindi niente commissioni a Visa, Mastercard, Western Union, eccetera, e niente rischi che questi enti subiscano attacchi informatici che sottraggano numeri e codici di carte di credito.

I proprietari di bitcoin sono anonimi, e identificati soltanto da un codice.

(Fonte, Il Post)

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