La quotidiana lotta tra privacy e trasparenza nel web che vede gli hacktivisti a favore di un totale accesso ai documenti e ai contenuti nella Rete diventa un dibattito sempre più attuale. Dopo il suicidio di Aaron Swartz se ne parla sempre di più continuando a chiamare gli internauti come “popolo della Rete” come se fossero un’entità a parte, omettendo che siamo tutti della e nella Rete, anche inviando una semplice mail o guardando un video.
Aaron Swartz è stato trovato privo di vita a New York l’11 gennaio. Programmatore, scrittore, attivista statunitense, co-autore della prima specifica del RSS, ha co-fondato Reddit e il gruppo di attivismo online DemandProgress. Faceva anche parte dell’ Ethics Center Lab della Harvard University. Agli inizi del 2011 era stato arrestato per aver scaricato migliaia di articoli scientifici dal journal accademico JSTOR ed era in attesa di processo, rischiando fino a 35 anni di carcere. Aaron si è suicidato impiccandosi. Sicuramente la sua morte proviene dalla malattia della quale soffriva, ovvero la depressione, ma ciò non toglie che un ragazzo si sia ucciso per la condivisione del sapere. Il suo era un lavoro totalmente gratuito: il talento informatico andava di pari passo con la condivisione e la libertà d’accesso e non per trarne ricavo e guadagno. Tutti noi vorremo che il sapere fosse di tutti e che non ci fossero barriere nell’accesso, salvo poi arrabbiarci e invocare il diritto alla privacy quando vedono, toccano, condividono i nostri dati e le nostre informazioni. Ogni tentativo di dar vita ad una legge che unisca, liberi, protegga e distribuisca il sapere della Rete ha portato a normative di fatto inapplicabili nella pratica. La difesa dei diritti dei creatori di contenuti è premessa affinché tale creazione avvenga. Anche nella Rete tutto costa e tutto va retribuito. Ma d’altro canto tutto ciò che viene creato, pagato e, di conseguenza, chiuso, viene aperto dagli hacker che, nella loro accezione originaria, sono semplicemente fautori di un libero accesso per un libero sapere. Come si concilia allora la privacy con la libertà? Gli hacker da ce parte stanno?