QN IL GIORNO pag. 24 · 07-04-2018 «TURISMO, SI PUO’ FARE DI PIU’»
di Achille Colombo Clerici
Anche nel periodo della Grande Recessione il turismo straniero in Italia sta sostenendo il settore, che passa da 163 milioni di presenze (notti passate in strutture ricettive) del 2007 a 212 milioni di presenze del 2017 (più 29,7%); ancor meglio è andata, nello stesso decennio, per numero di arrivi: da 43 a 60 milioni, più 39,3%. Grazie agli stranieri il valore aggiunto del turismo è cresciuto del 6,8%, generando un aumento di ricchezza di 3,5 miliardi di euro: e, ancora qualche cifra, in dieci anni il turismo ha incrementato l’occupazione di 261.000 posti (dati Confcommercio presentati al Forum di Cernobbio).
E’ un abbrivio che fa ben sperare per l’estate 2018. Secondo World Travel & Tourism Council dovrebbero essere oltre 57 milioni i visitatori europei ed extracomunitari, che apporteranno quasi 96 miliardi di euro all’economia nazionale.
ForwardKeys, società specializzata nello studio dei flussi turistici, focalizza la propria ricerca sugli stranieri extraeuropei, quelli che spendono di più: nei mesi di luglio e agosto cresceranno del 4,8%, con mete preferite Catania, Palermo, Venezia. Sarà un anno speciale per la Sicilia anche perché gli Emirati Arabi Uniti hanno potenziato notevolmente i collegamenti aerei con l’isola: Catania più 9,6%, Palermo e Venezia più 8%, seguono Roma (6%), Firenze (3,6%), Milano (1,4): ma è molto probabile che la capitale italiana dello shopping goda di una presenza maggiore di quella prevista grazie alle “trasferte” da Roma.
Quanto alla nazionalità di chi arriverà d’oltrecontinente, al primo posto si confermano gli americani (38% del totale), più 7.3% rispetto al 2017. Ma a registrare i maggiori incrementi percentuali saranno gli australiani (più 11,5%) e i giapponesi (9,5%); mentre, nonostante le aspettative, i cinesi incrementeranno le presenze solo dello 0,5%.
Dati positivi, certo. Ma che non devono celare il fatto che l’Italia, pur riuscendo ad accodarsi al boom europeo del settore, non ha saputo però cavalcarlo da protagonista. Soprattutto a causa della mancanza di strategie nazionali adeguate, con il risultato di perdere progressivamente quote di mercato internazionale.