Riconoscere la violenza subita comporta il percepirsi come donna e soprattutto come persone Sono tante le donne che subiscono violenza fisica o psicologica, e nel corso del 2018 ad esempio, in tante hanno preso contatto per la prima volta con i centri antiviolenza dei vari Coordinamenti regionali, dal nord al sud, con l’intento di chiedere aiuto, sostegno o supporto per il contrasto della violenza subita.
Il contrasto alla violenza di genere non è solo uno slogan di civiltà o di rispetto dei diritti umani , ma è una vero e proprio “fenomeno sociale”, dal momento che riguarda donne di tutte le età, anche famiglie, e adolescenti.
Secondo l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità)la violenza di genere incide sulla salute pubblica, sia da un punto di vista fisico che psichico, influenzando totalmente il benessere sociale e culturale di tutta la popolazione.
Si tratta di una questione epocale, per dimensione e progressione nel tempo, il più delle volte sottovalutata, a causa dei silenzi, delle cose non dette per proteggere qualcuno o qualcosa, sebbene la violenza di genere si presenti come un problema diffuso, ma difficile da infrangere, poiché si annida negli anfratti della società, spesso nascosti e lontani dalla vista ( violenza domestica), piombando nella vita quotidiana .
Le vittime di violenza sono donne, bambine, giovani spose, madri e minori , e tanti altri che non riescono a difendersi dagli autori di questi reati; persino nella percezione delle stesse vittime, le violenze di genere determinano uno stato di minorità rispetto al resto dell’umanità, e come sostiene la scrittrice Anna Pozzi durante la Giornata Internazionale della donna al Quirinale , ciò che conta è uscire dalla menzogna, dall’oblio e riportare la donna in libertà.
Condurre una vita lavorativa intensa, intessuta di rapporti e relazioni, è un modo per arginare la sudditanza psicologica, spesso anche fisica, al fine di elevarsi sotto l’aspetto umano, sociale e professionale, dopotutto si tratta di vivere e di esprimersi secondo i principi di libertà, verità e indipendenza.
Si paga un prezzo altissimo quando si subiscono violenze, vessazioni e maltrattamenti di qualsiasi tipo, dato il legame che si crea tra autore di violenza e vittima, da ciò derivano i fattori che creano sottomissione , paura e spesso rassegnazione rispetto ad un fenomeno dilagante, il quale si preannuncia carico di elementi di disordine e smarrimento.
Inoltre, si intravede molto spesso un’immagine distorta, quale la tratta di esseri umani o donne rese schiave da uomini , ad oggi persistono situazioni in cui le donne sono costrette a prostituirsi, in virtù di alcune radicate convenzioni, che vedono la donna subordinata all’uomo, o soggetto dipendente nella costruzione dei rapporti sia di natura affettiva che di schiavitù in tutti i sensi.
Anche l’inizio del 2019 è stato segnato da altri casi di femminicidio, in particolare si ricorda la morte di Alessandra Immacolata Musarra e Fortuna Bellisario, uccise di botte dai loro compagni, conferma di comportamenti criminosi, aggressivi, violenti e privi di ogni traccia di umanità.
La violenza di genere, inoltre, manifesta dei limiti connaturati all’uomo, cioè quelli di uccidere la donna in quanto donna, un’uccisione che non equivale sempre alla morte corporale, bensì si uccide l’anima, la mente e la propria dimensione individuale, che comprende lo sviluppo e il mantenimento della propria immagine; perlopiù in una società democratica e “civilizzata” dovrebbero essere sempre di più avanzate proposte inerenti le questioni affettive, familiari, di coppia e di vita individuale.
a cura di Matteo Spagnuolo