IQ- 08/02/2013
Addio alla prostituzione per strada? Se così fosse non dovremmo più vedere ragazze e ragazzi vendere il loro corpo in molti angoli delle città. Sale Bingo, cinema, centri relax, locali che sembrano normali discoteche sono, invece, i luoghi della “nuova” prostituzione indoor.
Dopo l’ordinanza antilucciole delle settantamila prostitute stimate nel nostro Paese almeno una metà avrebbe ora un posto al chiuso dove lavorare. Questo rende ancor più difficile scovare le ragazze e i loro aguzzini. Se non arriva una segnalazione sembrano ballerine straniere venute a trovar fortuna da noi in Italia. Il mercato del sesso in Italia si trova in un limbo tra legalità e proibizione. La legge non punisce penalmente la prostituzione, ma condanna il favoreggiamento, l’induzione, lo sfruttamento, la prostituzione minorile. Delle 50-70 mila prostitute presenti in Italia (dati del 2010 forniti dalla commissione affari sociali della Camera), il 65% esercita in strada, una percentuale che oscilla tra il 5 e il 10% è vittima dello sfruttamento e le minorenni sarebbero addirittura tra il 10 e il 20% (dati del Gruppo Abele di don Ciotti). Il numero dei reati subiti dalle prostitute è altissimo: furti, rapine, pestaggi, stupri, omicidi. Anche da un punto di vista sanitario la mancanza di controlli crea numerosi problemi; aumentano i casi di Hiv e le malattie sessualmente trasmissibili meno gravi ma più diffuse. La realtà attuale della prostituzione è sfaccettata. È difficile ingabbiare e sintetizzare il fenomeno in una sola immagine. Tra l’autodeterminazione e lo sfruttamento esistono tante gradazioni dipendenti dalle motivazioni personali, dal vissuto di chi decide di stare sulla strada. Ci sono le prostitute e ci sono i clienti delle prostitute. E anche se la criminalità trova sempre nuovi modi per agire e cercare di eludere la legge bisogna vigilare per evitare situazioni di sfruttamento e violenza.