10/02/2012 IQ di Stefania Paradiso
Preparatevi a dire addio ai reality. Sembra, infatti, essere finita l’epoca del Grande Fratello e cominciata, invece, quella del saper fare. Reality dunque sì ma solo se hai delle competenze. Sai cantare? Vai ad X Factor. Sai cucinare? Vai a Masterchef e così via. Insomma siamo passati dai talent show ai docu show, quasi come a dire dai reality idioti a quelli intelligenti.
In comune i nuovi reality hanno come elemento fondante la gara e il dover dimostrare di essere bravo. Dal 2000, anno della messa in onda in Italia del Grande fratello, fu evidente da subito che ci trovavamo di fronte a qualcosa capace di fare qualcosa di diverso: abolire lo spazio di mediazione simbolica tra il telespettatore e lo schermo, non per offrirci un’esperienza di vita reale e autentica ma per immergerci in un set artificiale, divulgato per vita vissuta, ma palesemente costruito a uso e consumo dello spettacolo televisivo. Grande fratello, si diceva, aveva determinato il trionfo assoluto dell’immagine, dell’occhio, dello sguardo. Appena capito che di vero e quotidiano il reality aveva poco o nulla, i telespettatori migravano verso altre trasmissioni. Ed ecco, oggi, il trionfo di programmi dove l’abilità, l’ingegno e la fatica sono fattori determinanti per il successo. Ovvio che restino programmi costruiti per la televisione ma quello che passa, e piace, è l’idea di lavorare ed esibirsi per diventare migliori e per provare a fare quello che piace. La fatica, il sacrificio, i pianti e il lavoro diventano i nuovi valori da seguire e il mostrarsi, pur restando alla base del programma, fa semplicemente da cornice. Ora si porrà il problema di dove inserire tutti questi nuovi talenti sfornati dai media. Ma almeno parliamo di talenti e non di semplici esibizionisti.