L’impatto delle misure di contenimento dell’epidemia, unite al calo della domanda nazionale ed estera, ha avuto severi effetti sul sistema produttivo1 : tra tutti, la crisi di liquidità indotta dal calo del fatturato, che ha colpito oltre la metà delle imprese (soprattutto quelle coinvolte nel lockdown e di dimensione minore), ha indotto strategie di finanziamento in parte diverse rispetto a quelle messe in atto prima dello scoppio della pandemia. In termini generali, per circa quattro imprese su cinque la crisi ha comportato una modifica delle abituali fonti di finanziamento per fronteggiare la crisi di liquidità, che si è tradotta, da un lato, nell’abbandono dell’attivo come fonte di finanziamento principale, interrompendo almeno nel breve periodo una tendenza in progressivo aumento nell’ultimo decennio in Italia2 ; dall’altro nel maggiore ricorso al finanziamento esterno: in primis credito bancario e credito commerciale (Figura 1). La riduzione dell’attivo come fonte di finanziamento nel mutato contesto economico è la conseguenza più marcata. Se prima della pandemia l’autofinanziamento costituiva la fonte di finanziamento più diffusa (ricorrevano al flusso di cassa generato dalla gestione aziendale quasi tre quarti delle imprese), il calo di fatturato e i conseguenti problemi di liquidità ne hanno provocato una drastica riduzione come risorsa in risposta alla crisi (al 29,1% delle imprese). Aumenta quindi il ricorso al finanziamento esterno, in particolare al credito bancario (da 44,2% al 71,4%), credito commerciale (da 16,8% a 40,9%) e a forme più evolute come obbligazioni e finanza innovativa (da 0,1% a 7,1%). Il massiccio spostamento dall’autofinanziamento al finanziamento esterno è particolarmente pronunciato nelle imprese con 3-9 addetti (-44,7%) e in quelle attive nei servizi. Di conseguenza si tratta di fonti esterne non sofisticate, in primo luogo credito bancario (Figura 2), favorito dalle misure di sostegno al debito (moratoria) e della nuova liquidità (garanzie pubbliche) previste nei DL 18/2020 e 23/2020. Tali misure hanno inciso tuttavia anche nelle scelte delle medie e grandi imprese, che peraltro sono maggiormente esposte delle altre verso il sistema bancario. Anche il ricorso al credito commerciale (abitualmente più diffuso nella media e grande impresa) costituisce una opzione di risposta alla crisi da parte delle classi dimensionali più piccole, interessando oltre una impresa su tre specialmente nel settore delle costruzioni. Forme più articolate di finanziamento e alternative al sistema bancario, come obbligazioni e strumenti di finanza innovativa quali il crowdfunding, aumentano senza significative distinzioni tra classi dimensionali