“Qualora si avviasse la trasformazione in un partito del M5s, il nostro supporto non potrà più essere garantito”. Davide Casaleggio ha scelto il 4 ottobre, giorno di San Francesco e anniversario della fondazione del Movimento 5 stelle, per imporre il suo aut aut. In un lungo post pubblicato sul Blog delle Stelle, ha rotto definitivamente il suo tradizionale silenzio e annunciato: “Ora è arrivato il momento di prendere posizione”. Lui, figlio del cofondatore M5s e per anni volutamente nell’ombra, ha deciso di parlare proprio a 11 anni dalla nascita del Movimento e in una delle fasi più delicate per i grillini: “Per 15 anni ho prestato la mia attività gratuitamente”, ha scritto. Un ruolo da “semplice attivista” che ha sempre difeso e rivendicato, tanto che, ha rivelato, “quando mi è stata offerta la guida di un ministero, ho rifiutato pensando che il ruolo di supporto del Movimento fosse più importante”.
E “il MoVimento 5 stelle”, ha continuato Casaleggio, “è nato proprio con alcune promesse agli iscritti e agli elettori che io non ho dimenticato e non posso sconfessare”. La prima di queste è che “non saremmo mai diventati partito, non solo come struttura, ma soprattutto come mentalità. Molti confondono la parola partito con una struttura organizzativa, ma in realtà è un’impostazione di potere”. E ha elencato i motivi per cui il Movimento non ha scelto quel tipo di organizzazione: “Il partito ha un gruppo di poche persone che decide tutto per tutti. Le liste elettorali, le nomine, i programmi, i supporti elettorali nelle diverse città. Nel movimento invece il potere si esercita dal basso e si trovano tutti i modi per garantire la trasparenza e la condivisione delle scelte tra gli iscritti. Il partito crede nella delega a un rappresentante, il MoVimento nel coinvolgimento attivo del singolo partecipante. Il partito prende i finanziamenti pubblici, crea strutture stipendiate per ex eletti, non crede che ci siano limiti ai mandati parlamentari e crea strutture decisionali che esproprino i cittadini dal loro ruolo di indirizzo e di scelta. Il MoVimento non ha paura della strada più lunga, si autofinanzia, crede nel rinnovamento generazionale, ha il suo fondamento nell’idea che la politica non debba diventare una professione”.