Lo storico accordo commerciale tra l’Unione europea e il Regno Unito, in vigore dal primo gennaio 2021, tutelerà l’UE dalla concorrenza sleale da parte dell’ex Stato membro e garantirà a Londra di non seguire più la guida europea. L’impasse è stata superata dai negoziatori, Michel Barnier e David Frost, grazie all’intervento decisivo del premier britannico Boris Johnson e della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Nelle prossime ore lo stesso Barnier aggiornerà sull’accordo commerciale post-Brexit gli ambasciatori degli Stati dell’Unione europea a Bruxelles. “Aver raggiunto un accordo, seppur in extremis, è un risultato positivo. Magari non si tratta del miglior accordo possibile, ma quanto meno non aggiunge altra incertezza in un mondo che ne ha già troppa. Johnson ha cercato di salvare la faccia impuntandosi sulla pesca, ma l’Ue giustamente non ha ceduto sui principi e regole del suo mercato unico”, ha commentato Antonio Villafranca, Ispi Director of Studies and Co-Head, Europe and Global Governance Centre, sull’intesa raggiunta tra Londra e Bruxelles. Non resta che la ratifica da parte del parlamento di Westminster, che si riunirà per votare l’accordo il 30 dicembre, e dell’Eurocamera che ancora non ha ufficializzato la data. E a Londra non mancano malumori interni. “Non è l’accordo che il governo aveva promesso nemmeno lontanamente”, è il commento del leader del partito laburista Keir Starmer in risposta all’elogio di Johnson sull’intesa pur anticipando “voto favorevole” in vista della ratifica parlamentare. Cosa bisognerà aspettarsi e come cambierà il rapporto futuro con la Gran Bretagna? Già sappiamo che l’Erasmus sarà cancellato per essere rimpiazzato con un nuovo programma dedicato agli studenti universitari.
DAZI
Sarà evitata in modo quasi completo l’applicazione di dazi alle frontiere sulle merci e i prodotti esportati dal Regno Unito ed Europa e non ci sarà un limite alla quantità di prodotti commerciabili tra i due Paesi.
PESCA
Un settore di ridotto impatto economico era diventato il maggior nodo da districare. In base all’accordo, l’Europa rinuncia a un quarto della quota di pesce catturato nelle acque del Regno Unito, molto meno dell’80% inizialmente richiesto dalla Gran Bretagna. Il sistema sarà in vigore per 5 anni e mezzo, dopodiché le quote saranno riesaminate. La Francia ha già annunciato aiuti forfettari a pescatori e grossisti francesi fino a 30 mila euro a seconda della loro dipendenza dai prodotti pescati nelle acque britanniche.
UNIVERSITÀ
Il Regno Unito non farà più parte del programma Erasmus, quindi non solo gli studenti britannici non potranno accedervi ma dall’anno prossimo anche i loro colleghi europei dovranno richiedere il visto per studiare e pagare la retta universitaria (alta) come gli studenti non britannici. Sul punto, il capo negoziatore della Ue, Michel Barnier, ha detto di “rimpiangere” che “il governo britannico abbia scelto di non partecipare più al programma di scambio Erasmus”. Sulla materia, il premier britannico ha promesso il lancio di Alan Turing, il nuovo programma mondiale che dovrà rimpiazzare l’Erasmus. Due studi indipendenti pubblicati dalla Commissione europea a inizio anno hanno dimostrato che il programma Erasmus+ è stato letteralmente “una svolta per 5 milioni di studenti europei” perché “ha migliorato la loro vita personale e professionale, e ha permesso di rendere le università più innovative”.
VIAGGI E LAVORO
Se per turismo basterà il passaporto per recarsi nel Regno Unito, per potere lavorare oltremanica bisognerà essere in possesso di un visto, ottenibile solo nel caso in cui si abbia già un impiego, retribuito almeno 26.500 sterline (circa 29mila euro) e a patto di avere un livello di conoscenza di inglese B1. È prevista invece una corsia preferenziale (fast-track entry) per ottenere il visto per i lavoratori del settore sanitario. La questione visto non coinvolge gli oltre 4 milioni di europei che già vivono e lavorano in Gb.