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“Giovanissima e immensa”, anticipiamo uno stralcio del libro in cui si parla di Lupi e Mantini.

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“Giovanissima e immensa”. Ritratto della nostra società alle soglie del new normal.

Libro di Achille Colombo Clerici ediz. Casagrande Lugano Milano. Interviste di Antonio Armano.  Nelle librerie da Natale.

Anticipiamo uno stralcio del libro in cui si parla di Maurizio Lupi e Pierluigi Mantini:

Per tanti anni Milano ha promosso, sollecitato, propiziato una continua revisione della normativa nazionale. Si è dunque assistito a un susseguirsi di norme innovative, di fughe in avanti alla ricerca di un superamento di fatto di quel regime urbanistico che finiva per trasformarsi in uno strumento troppo rigido per esser utile.

Fughe in avanti, spesse volte rientrate e strumenti urbanistici che son stati delle meteore vere e proprie come i PPA (Programmi pluriennali di attuazione) e i PIO (Piani di inquadramento operativo).

Ma si trattava di un percorso a ostacoli.

Quando nel 2006, forti dell’esperienza della Legge Urbanistica della Regione Lombardia, approvata l’anno prima, i parlamentari Maurizio Lupi e Pierluigi Mantini presentarono, in modo bipartisan, i “principi del governo del territorio” che avrebbero dovuto informare la tanto auspicata riforma della legge urbanistica nazionale, sintetizzarono questi ostacoli negli antichi “idola” dell’urbanistica tradizionale: piani iperprescrittivi, espropriazioni, vincoli diffusi e puntuali, e standard localizzativi.

I nuovi principi stavano appunto nella flessibilità, nella sussidiarietà, nella perequazione, nella contrattazione e nella compensazione.

La storia di questa evoluzione del pensiero in urbanistica è lunga. La sua origine risale ancora agli anni Settanta del Novecento, allorché ci si rese conto che il binomio vincoli espropriativi o di inedificabilità assoluta e asservimento all’uso pubblico non poteva esser il perno sul quale far ruotare lo sviluppo moderno delle città.

Insomma, come si poteva conciliare l’uso pubblico dei suoli privati con la discrezionalita delle scelte comunali, senza metter in atto inique perequazioni?

Ad un cittadino toccava l’edificabilita e all’altro, viceversa, toccava di subire l’esproprio per pubblica utilita o il vincolo di inedificabilita, a seconda di quanto piacesse al Comune. Come ci si poteva “difendere” dal pennarello dell’urbanista?

Si trattava, in fondo, proprio dell’annosa questione del regime stesso deisuoli: se l’ordinamento riconosceva, come connaturato al diritto di proprietà del suolo il jus aedificandi, ogni espropriazione, che lo avesse toccato, sarebbe risultata eticamente iniqua.Proprio il Jus come insegnava Luigi Annibaletto, il grande grecista e latinista, perché quella “J” in latino ha suono consonantico. Di fatti si dice giusnaturalismo. Quel diritto bisognava o eliminarlo per tutti, o riconoscerlo a ciascuno.

Sul tema si formarono, con varie sfumature di pensiero, diverse “cordate” cultural-politiche.

La scuola socialista con Achille Cutrera, Fortunato Pagano, Mario Viviani, Giovanni Baccalini, Antonio Belvedere, quella comunista con Giorgio Morpurgo e Maurizio Mottini e quella liberale di Giangaleazzo Stendardi, seguito dal figlio Luca, e Bruna Vanoli Gabardi. Fondamentale il convegno, tenutosi all’Università di Urbino dal 1 al 3 ottobre del 1979, sul tema “La proprietà privata immobiliare”, nel quale si affermò la indissolubile correlazione fra proprietà immobiliare e libertà.

L’orientamento democristiano – interpretato da Giuseppe Sala junior, Filippo Hazon, Achille Colombo Clerici, Luigi Venegoni, Agostino Giambelli, Ferdinando Passani, Carlo Bianchi, Pier Giuseppe Torrani, Gianni Verga, Pierluigi Roccatagliata, Pietro Giulio e Giovanni Bosisio, Urbano Pierini, Cesare Butté, Andrea Villani, Ernesto Viganoni, Michele Palma e Ferruccio Cerutti, Marcello Quadrozzi, Paolo Favole – e raccolto dalla rivista “Città e Società”, diretta da Lorenzo Ornaghi, che poi sarebbe divenuto rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

FOTO:

Pierluigi Mantini, la moglie Fania e Adriana Cavaliere con Achille Colombo Clerici
Maurizio Lupi con Achille Colombo Clerici

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