Ognuno di noi affronta il dolore a modo suo, con maggiori o minori capacità. Tuttavia, ci sono minori che reagiscono con aggressività. Il motivo? In alcuni casi per la combinazione di svariati fattori determinanti che scatenano reazioni negative o di conflitto.Da un lato, c’è la mancanza di una famiglia alle spalle, dall’altro la società o le istituzioni non riescono a colmare i vuoti esistenziali.
Ebbene, quando si parla di “giustizia riparativa” è opportuno far riferimento alla funzionalità riparativa della pena stessa.
Il compito principale della giustizia penale riparativa è strettamente legato alla capacità di sanare l’offesa attraverso azioni in grado di tutelare la vittima da ulteriori soprusi.
Altro ruolo cardine è svolto dalla figura del mediatore scolastico e penale che, con dovizia e forte senso del dovere, si occupa di contrastare ogni tipo di violenza dentro le mura scolastiche, tutto questo grazie all’alternanza scuola-lavoro Pon scolastici, che mira all’alternanza “per l’appunto” tra mondo della scuola e del lavoro in un unicum non banale.
In questa fattispecie ad intervenire è Maria Cristina Ciambrone (Mediatrice familiare A.I.Me.F. scolastico e penale ), che da più tempo è impegnata nella preparazione di progetti e nella diffusione di pratiche organizzative e didattiche all’interno delle scuole, oltre ai percorsi formativi nelle carceri.
Di seguito l’intervista
Cosa si intende per giustizia riparativa?
Quando si parla di giustizia riparativa si prova a “sistemare le cose” attraverso un dialogo tra vittima e reo, con interventi mirati sulla responsabilizzazione del reo.
In che cosa consistono i tuoi progetti legati all’alternanza scuola-lavoro?
Per me si intende poter dar ai ragazzi la possibilità di conoscere la mediazione come professione e proseguire eventualmente verso questa direzione
Cosa ti spinge ogni mattina ad alzarti e svolgere il ruolo di Mediatrice familiare, scolastico e penale?
Ti rispondo così: è la passione la mia forza motrice, una vera e propria filosofia di vita.
Ricordi un incontro con un minore, non vittima ma reo.Quali le tue reazioni e il tuo approccio nella dimensione relazionale?Ho riscontrato diffidenza da parte del minore nella fase iniziale per poi riscoprire effetti benefici.
Cosa ti senti di consigliare ai giovani che intendono intraprendere il tuo stesso percorso?
Una cosa che dico sempre è questa: “se volete fare questo lavoro non legatelo ad una questione di guadagno, perché poi non viene svolto bene”.
La mia è una missione!
Sogni nel cassetto?
Ritornare alla normalità, solo così riuscirò nuovamente a stabilire contatti concreti con chi ho davanti.
Mi mancano gli incontri face to face e mi manca la vita di prima, quella prima del Covid-19 .