Per lui ero il compagno di classe del fratello maggiore, Marco. Quello che ti precede nella vita e, fin da ragazzo, guardi con ammirazione perchè fa le cose che tu non puoi fare.
Qualche anno fa, una sera nella sua casa, circondati da quelle opere che ne hanno fatto un celebre maestro della fotografia, cantavamo in compagnia le più belle canzoni francesi.
Fu allora che mi regalò un librino, accompagnandolo di slancio, come è nel carattere di tutti i fratelli Gastel, con una affettuosa dedica. ” 50Poesie” scritte, a partire dal 1985, con un attaccamento forte alle persone, ai fatti, ai luoghi della sua vita.
Per me, che ora “non son più, cipressetti, un birichino”, un tuffo emozionante nella luce della mia giovinezza.
La poesia, Giovanni, l’aveva nel sangue: ereditata dalla madre Nane. Era nato poeta ed era diventato fotografo.
Nel verso di una di quelle 50Poesie, scritta a Rannalhi nel 2002 e dedicata al padre Giuseppe, elegante e maestoso signore di una Milano d’altri tempi, ho trovato, rappresentata poeticamente, l’immagine di Milano che ho scelto per il titolo del mio libro sulla nostra città. “Giovanissima e immensa”.
Colta al volo.
Avrei tanto voluto non doverle mai scrivere queste parole di triste rimpianto.
Ciao, Giovanni, genio dell’immagine, raccontata nella fotografia e nella poesia, cuore grande e generoso.