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Le misure del Viminale per i profughi delle primavere arabe

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primavera ArabaIQ. 06/03/2013 – Non solo contributi ‘per favorire l’uscita’.

7.400 stranieri in attesa di essere sentiti dalle commissioni per il diritto d’asilo, più quelli appartenenti alle categorie ‘vulnerabili’, come anziani, disabili, genitori single, donne in stato di gravidanza, resteranno in Italia per almeno altri 6 mesi. Lo riferisce il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri in un’intervista pubblicata il Primo Marzo sul quotidiano Avvenire, a due mesi dalla conclusione della fase di emergenza umanitaria legata ai flussi migratori seguiti alle sommosse avvenute in Nord Africa tra il 2010 e il 2011 (‘emergenza Nord Africa’) nell’ambito della cosiddetta ‘primavera araba’, e un giorno prima del termine della gestione ordinaria della situazione, passata in mano alle prefetture dal 1° gennaio scorso.

Gli immigrati nord africani sono stati accolti in centri ‘dedicati’ gestiti dai comuni e dalle associazioni di volontariato secondo un programma finalizzato a favorire percorsi di uscita dal Paese, motivo per il quale il Viminale ha stanziato 500 euro pro capite. Ma la misura ‘di accompagnamento all’uscita’ non è la sola, assicura il ministro di fronte al dubbio sul futuro di chi è ancora nel Paese.

Secondo i dati aggiornati a ieri forniti da 50 delle 103 prefetture sul territorio, sono 520, riferisce Cancellieri, le persone appartenenti a categorie ritenute ‘vulnerabili’. A queste si aggiungono quelle in attesa di permesso umanitario o titolo di viaggio. Sempre in base a questi dati, continua Cancellieri, su 8.178 stranieri presenti 5.736 stranieri hanno optato per lasciare l’Italia, mentre un altro 24% non ha ancora deciso. Per chi vuole, ricorda il ministro, è possibile il rimpatrio assistito.

Sarà lungo comunque il lavoro ancora da fare da parte delle 10 Commissioni per l’asilo, considerando che la legge non ha prorogato la possibilità di 12 sezioni aggiuntive, sottolinea Cancellieri, che nell’intervista ha affrontato anche il tema della relazione dei servizi d’intelligence recentemente presentata al Parlamento, e dei rischi di tensioni sociali legati alla crisi di cui si parla nel documento. ‘Io sono per la vigilanza costante, non per gli allarmismi’, ha risposto il ministro, ricordando che le informazioni vengono costantemente aggiornate discusse e analizzate da parte degli organismi anti terrorismo.

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