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C’è un freno d’emergenza rotto o disattivato nell’incidente alla funivia Stresa-Mottarone?

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lunedì, Novembre 25, 2024

C’è un freno d’emergenza rotto o disattivato dietro l’incidente alla funivia Stresa-Mottarone. La rottura della fune traente da sola non basta a spiegare quello che è successo. Mentre le “pinze” del sistema d’emergenza che avrebbero dovuto scattare quando il cavo si è spezzato per frenare la corsa della cabina sulla fune portante non sono entrate in funzione.

Le pinze del freno d’emergenza nelle funivie vengono bloccate aperte con dei cunei che ne impediscono la chiusura quando gli impianti vengono chiusi. Alla riapertura i cunei vengono rimossi e si verifica che tutto funzioni. Secondo alcuni rumors, riportati oggi da La Stampa, quei cunei non sarebbero stati rimossi per errore. Se questo fosse accaduto, la conseguenza sarebbe che la morsa non sarebbe potuta scattare. Ma c’è un sensore che avrebbe dovuto in ogni caso mettere in azione il freno. Perché non è scattato?

Come funziona il freno d’emergenza di una funivia? Il distacco è avvenuto quando la cabina era a tre o quattro metri dall’arrivo sul Mottarone. Non avendo più un traino la cabina è scivolata indietro e prendendo rapidamente velocità (si ipotizza sia arrivata anche a 120 km/h). Poi ha urtato con violenza contro l’ultimo pilone dell’impianto ed è precipitata per 30 metri. Quando è arrivata a terra ha rotolato per un centinaio di metri fermando la sua corsa sugli alberi. “Ogni notte, dopo l’ultima corsa, il sistema frenante della funivia veniva armato e disarmato. I tecnici usavano dei cunei per tenere separati i morsi. Certo, se quei cunei non fossero stati tolti domenica mattina, se il sistema non fosse stato armato, allora si spiegherebbe quell’accelerazione terribile fino al salto nel vuoto”, dice oggi uno degli investigatori a La Stampa. Si parla anche di un attrezzo usato per le prove a vuoto della funivia, che impedisce alle ganasce di scattare. Si chiama “forchetta” o “ferro”. Quello sarebbe stato dimenticato, secondo questa ipotesi. 

Franco Corso, ingegnere di Cavalese, in Trentino, dirigente di servizio degli impianti a fune della ski area San Pellegrino, spiega oggi a Repubblica che il primo mistero da risolvere è il cedimento della fune traente: “Si tratta di materiali con grado di sicurezza 5, cioè progettati per resistere a carichi cinque volte superiori rispetto al massimo previsto durante l’esercizio normale. La rottura di una fune è un evento rarissimo: si può verificare, in linea teorica, quando la fune si impiglia, e la tensione supera il grado di sicurezza, oppure per un evento esterno”. Mentre per il freno d’emergenza c’è un’unica spiegazione: “I freni dovrebbero essere sempre attivati, anche durante le corse di prova, ed entrare in funzione automaticamente se la cabina prende velocità. Ma se la cabina, in seguito a un contraccolpo, si stacca dalle funi portanti i freni potrebbero non essere efficaci perché le ganasce vanno ad agire proprio sulle funi portanti”. È possibile disattivare il freno d’emergenza, ma può essere fatto per interventi di manutenzione e quando l’impianto è in funzione deve essere sempre attivato.

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