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Tadini ed il freno d’emergenza bloccato da un mese per soldi.

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Tadini, responsabile diretto del funzionamento della struttura, ha parlato l’altroieri sera per almeno 4 ore e ha riempito parecchie pagine di verbale. Nelle quali ha sostenuto che “la preoccupazione era il blocco della funivia. Stavamo studiando quale poteva essere la soluzione per risolvere il problema” al sistema frenante di sicurezza. E questo perché “quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo” e per cercare di risolverli sono stati effettuati “almeno due interventi tecnici”. Una scelta, secondo Tadini, concordata con Nerini e Perocchio.

Una volontà dettata dai tre – fermati per omicidio colposo plurimo e lesioni plurime – dalla necessità di fronte a delle “anomalie” senza ricorrere alla chiusura della funivia che avrebbe comportato danni economici. Per questo sono accusati, in concorso tra loro, di omissione dolosa, “articolo 437 del codice penale”, come ha precisato il procuratore Olimpia Bossi che, in attesa delle verifiche tecniche sulla fune e dell’intervento dei consulenti esperti, oggi chiederà la convalida dei fermi al gip del Tribunale di Verbania. E intanto si riserva “di valutare eventuali posizioni di altre persone”.

Presto altri potrebbero essere iscritti sul registro degli indagati, perché se è vero che i tre fermati erano “coloro che prendevano le decisioni” e che avrebbero “condiviso” quella scelta che, secondo le indagini, assieme alla rottura del cavo, ha causato l’incidente, il sospetto degli inquirenti è che anche altri sapessero delle anomalie della funivia e di quel ‘forchettone’, il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni di cui oggi è stata trovata tra i boschi un’altra parte, la seconda.

Intanto per adesso Nerini, Perocchio e Tadini sono stati fermati solo per l’accusa di “rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro” con l’aggravante che da questo comportamento ne è derivato un disastro. Un reato che prevede una pena fino a 10 anni, a cui si aggiungono l’omicidio colposo plurimo e le lesioni gravissime per cui i tre sono indagati. 

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