Rigenerazione urbana: “Riuso edilizio criteri superati” QN Il Giorno del 26 giugno 2021
L’Unione Europea, secondo il programma messo a punto dalla Commissione Energia e Industria, si aspetta dall’Italia una ondata di interventi di ristrutturazione profonda degli edifici, che dovrebbe portare alla riqualificazione edilizio/energetica circa 100 milioni di mq. di edificato all’anno, con un finanziamento a titolo di sovvenzione per oltre 10 miliardi annui.
Un quantitativo enorme, se pensiamo che equivale allo stock edilizio dell’intera città di Milano: ripeto, ogni anno…
L’Italia risponde con il Disegno di legge sul riuso edilizio di edifici pubblici e privati in stato di degrado, o di abbandono, o dismessi, o inutilizzati, o in via di dismissione o da rilocalizzare. La normativa attualmente all’esame del Senato, per come si presenta, forse potrà dare qualche minimo risultato a Milano, ma già a Roma e Bologna molto minore e nel resto d’Italia di poco conto.
La legge, infatti, invece di innescare una risposta di sistema, in grado di smuovere, incentivandoli, centinaia e centinaia di migliaia di interventi spontanei, portati avanti dai diretti proprietari, pretende di pilotare in modo dirigistico una serie di interventi privilegiati, gestiti da cooperative, consorzi, imprese, sostenuti dalle Sgr e altri simili soggetti operatori, dotati dei requisiti di legge.
Il meccanismo è il solito della vetero-urbanistica.
Quel risanamento degli edifici cittadini, attraverso il meccanismo del deterrente dell’espropriazione per pubblica utilità, con eventuale riassegnazione ai soggetti attuatori che, introdotto dalla legge 865 del 1971, già era stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Il disegno di legge, inoltre è assai macchinoso, prevedendo, in materia di rigenerazione urbana, cabina di regia, programmi e aree territoriali nazionali; leggi e bandi regionali; banche dati del riuso e piani di rigenerazione comunali di iniziativa pubblica o basati su accordi operativi privati.
E’ altresì assai farraginoso poichè, pretendendo di fare sintesi di tutti i problemi del territorio, della società e dell’ambiente, finisce per affastellare in unico discorso situazioni e istituti ordinamentali eterogenei, quali le aree, gli immobili, o le unità immobiliari degradati o abbandonati o semplicemente sfitti, non utilizzati o abbandonati, ovvero il contratto a canone concordato e il canone agevolato, che non sono propriamente espressioni di un’ endiadi, ma istituti distinti e differenti, aventi logiche e peso economici molto diversi.
Insomma si tratta di una legge tutta basata sull’ interferenza pubblica e sulla burocrazia; che è ciò di cui meno abbiamo bisogno.
Già il superbonus, destinato al milione ed oltre di condomini italiani, ha prodotto, per l’eccessivo appesantimento burocratico, solo poco più di un migliaio di interventi effettivi.
Se l’intento è quello di portare avanti interventi sugli immobili pubblici, si faccia una legge apposita, senza coinvolgere i privati in una logica che è loro estranea.