Per l’undicesimo anno consecutivo cala la libertà di internet nel mondo. E’ quanto attesta il TECH Rapporto annuale del ‘Think Tank Freedom House’, l’Organizzazione non governativa internazionale che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Lo studio ha analizzato 70 nazioni, valutate su 21 diversi indicatori tra cui gli ostacoli all’accesso alla rete, limiti nei contenuti che è possibile pubblicare, violazione degli utenti. Il nostro paese con 76 Punti è indicato come libero ma destano preoccupazioni nuove leggi o direttive che potrebbero portare a un aumento della censura e ridurre l’anonimato online. In testa alla classifica troviamo ‘Islanda 96 punti , seguita dall’Estonia 94 punti e Costa Rica 87 punti, l’unica nazione al mondo che ha a dichiarato l’accesso a internet un diritto umano. Gli Usa con 75 punti sono diminuiti per il quinto anno consecutivo anche a causa di “informazioni false e manipolate che hanno influenzato l’accettazione pubblica dei risultati delle elezioni presidenziali del 2020”. Molto male la Cina, che con 10 punti si classifica, per il settimo anno consecutivo, peggior paese per la libertà di internet al mondo. In particolare il report si sofferma sulla pesante censura attuata dal governo di Pechino sulla pandemia di Covid-19.Le maggiori regressioni sono state riscontrate in Bielorussia e Uganda, a causa dell’ autoritarismo con cui le forze statali hanno represso alcune crisi politiche. Drammatico il dato del Myanmar che perde in un solo anno 14 punti, arrivando a 17.Si tratta della più grande flessione verificata dall’inizio del progetto ‘Freedom on the net’. Freedom House’ si sofferma sui rischi legati alle decisioni di 48 paesi che hanno emanato nuove norme su contenuti, dati e concorrenza per le aziende tecnologiche. “Con poche eccezioni positive – spiega il think tank – la spinta a regolamentare l’industria tecnologica che deriva in alcuni casi da problemi reali come le molestie online e le pratiche manipolative del mercato, viene sfruttata per soffocare la libertà di espressione e ottenere un maggiore accesso ai dati privati. Le vittime sono gli utenti”. L’organizzazione sottolinea inoltre il sospetto che almeno 45 nazioni analizzate usino software spia per estrapolare dati e analizzare in particolare intellettuali e dissidenti politici Viene evidenziato inoltre che “nell’80% delle nazioni analizzate sono state arrestate persone per i loro discorsi online; nel 41% delle nazioni si è arrivato a interrompere internet o le reti mobili per ragioni politiche; il 46% delle nazioni ha bloccato o ristretto l’accesso alle piattaforme social, scelta avvenuta principalmente in concomitanza di proteste o elezioni.” La Freedom House’ indica come fondamentale creare leggi capaci di impedire l’accentramento del potere social e di comunicazione web nelle mani di pochi operatori pubblici o privati.