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Intervista alla Consigliera regionale del Lazio on. Valentina Grippo sul valore degli ITS per il diritto allo studio, e nello specifico per le pari opportunità STEM e sul futuro dell’inclusione scolastica e lavorativa dei disabili.

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venerdì, Ottobre 18, 2024

Nella nostra carrellata sulle opinioni e proposte sui principali temi della disciplina delle Fondazioni ITS abbiamo intervistata un’altra consigliera regionale del Lazio, l’on. Valentina Grippo, sia per il suo ruolo istituzionale nel Consiglio Regionale, sia per il suo impegno su temi sociali per noi fondamentali per una reale pari opportunità non solo di genere.

L’on. Valentina Grippo, Presidente del Gruppo Misto, è attualmente Vice Presidente della  IX Commissione che si occupa di varie materie strettamente connesse : Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio ed inoltre ha presentato una proposta di legge regionale per una Legge quadro sulla Disabilità, in fase avanzata di discussione (ed auspichiamo di approvazione) da parte del Consiglio Regionale.

1) On.Grippo, iniziamo con una panoramica sul tema fondamentale ed ampiamente dibattuto del diritto allo studio di cui si è già occupata in passato. Secondo Lei, cosa si può fare per renderlo davvero effettivo (ad es. Borse di studio, Mense e Campus residenziali) anche per gli iscritti alle Fondazioni ITS, poiché anche questi corsi sono di formazione terziaria post diploma, soprattutto alla luce e in riferimento agli interventi e agli investimenti al riguardo previsti dal PNRR?

Penso che con il PNRR ci sia una grande opportunità di ripartire da quello che era stato anche il lavoro che aveva già fatto l’allora ministro Calenda sul piano di Industria 4.0, dove si era lavorato moltissimo nel considerare gli ITS un anello di congiunzione tra il mondo del lavoro e la formazione, in un’ottica di formazione continua e cercando di realizzare anche in Italia quel sistema duale, un po’ alla tedesca, di dialogo costante tra il percorso formativo della persona e il percorso lavorativo, modello che in Italia è ancora lontano da venire. Con gli interventi governativi di Industria 4.0, infatti, c’era stato un momento in cui questo passaggio era stato considerato essenziale. Questa ottica, secondo me, è in realtà la chiave per attuare il diritto allo studio, cioè mettere in relazione quello che è il lavoro formativo e quello che è il diritto allo studio, per cui un giovane si avvicina agli ITS più facilmente nell’ambito un piano nazionale per l’impresa, finalizzato a plasmare l’offerta formativa sulle esigenze del mercato del lavoro.Io credo molto al diritto allo studio, infatti sono stata la prima firmataria della legge per il diritto allo studio del Lazio, quando gli ITS non erano stati considerati come anello formativo centrale per la Regione. Penso, comunque, che a questo riconoscimento di principio serva un passaggio ulteriore, che è quello del rapporto con il mondo produttivo, quindi non solo grazie all’impegno di ogni singola Fondazione ITS che lo fa per essere competitiva con il mercato della formazione, ma anche da parte del sistema più in generale. Bisognerebbe quindi puntare a delle borse di studio , alla formazione sul lavoro, al praticantato, e facilitare tutte quelle modalità contrattuali (come l’apprendistato e il tirocinio) ed incrementare gli incentivi per sostenere la fase di completamento della formazione e di inserimento nel mondo del lavoro. Quello che fa la differenza è non aspettare la fine degli studi per far entrare una persona nel mondo del lavoro, quindi dobbiamo favorire tutto quello che è un sostegno al mondo dell’impresa per non tenere i lavoratori inoccupati a casa, ma invece per affiancare il percorso formativo e il percorso lavorativo.

2) Quale potrebbe essere, a Suo avviso, per un giovane e in primo luogo per una giovane donna la motivazione a studiare le materie STEM che, ad esempio, con gli ITS e nello specifico con la Fondazione ITS per le Nuove Tecnologie della Vita nel Lazio, ricevono grande attenzione da parte delle aziende del settore chimico-farmaceutico, vedasi il polo di Roma e Pomezia?

L’impostazione dei corsi della Fondazione ITS per le Nuove Tecnologie della Vita nel Lazio è esemplare per il modello che abbiamo in mente. Come sappiamo bene, in questo momento sul territorio nazionale gli ITS hanno sei aree tecnologiche molto diverse tra loro, ci sono oltre alle Nuove Tecnologie della Vita le aree dell’Efficienza energetica, della Mobilità sostenibile, delle Nuove tecnologie per il Made in Italy, delle Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo e delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Se noi, però, guardiamo la distribuzione geografica sul territorio nazionale di queste Fondazioni ITS vediamo che alla fine piove sempre sul bagnato! Infatti nelle Regioni con produttività più alta e dove paradossalmente servirebbe meno un’operazione di veicolo formativo mirato al lavoro, ad esempio in Lombardia, abbiamo 20 ITS, invece in zone del Sud il quadro è completamente diverso e ci sono regioni in cui gli ITS non esistono proprio oppure comunque ci sono numeri molto più bassi. Perché questo? Perché, ad esempio in Lombardia, ha attecchito un sistema, come dicevo prima, duale alla tedesca in cui la matrice tra lavoro e formazione funziona molto bene. In altri casi ciò è affidato al buon cuore, diciamo, dei singoli ITS per esempio nel Lazio le Fondazioni hanno fatto un grande lavoro, citiamo ad esempio appunto il caso dell’ITS Pomezia/Roma, di cui parlavo anche oggi, perché è un esempio di una realtà che non solo triangola con il mondo industriale farmaceutico oggi e magari domani con la sanità del Lazio, ma che lavora su questo tema anche a livello internazionale, sappiamo di collaborazioni di grande importanza con il Canada e con i Paesi dell’Est. In questo modo oltre al settore di punta chimico-farmaceutico si guarda a nuovi temi e profili per il benessere e la salute della popolazione. Lavorando con questi obiettivi e modalità si costruisce , inoltre, un percorso concreto che aiuta a sfatare pregiudizi e miti sugli ITS, che spesso sono stati e sono considerati dalle stesse famiglie un percorso formativo di serie B e che sono invece in grado di cogliere con intelligenza quelli che sono i fabbisogni del mercato del lavoro, non solo di oggi ma anche verso il futuro.

Riguardo in particolare al tema della motivazione delle giovani donne nello studio delle materie STEM, abbiamo fatto con la Regione Lazio un grande lavoro per incentivare le ragazze in questa direzione. Tra l’altro una serie di statistiche ci dicono che le ragazze impegnate in questi campi di studio ottengono di norma risultati migliori e una riuscita di maggiore successo. Comunque i numeri di partecipazione rimangono bassi e la crescita è effettivamente molto lenta. Nel nostro Paese per un laureato in STEM solo una su quattro è donna, ma nello specifico l’ITS, avendo questo elemento più applicativo e meno teorico rispetto al percorso formativo, può essere un modo per facilitare l’appealing a nuove categorie ed anche alle ragazze per queste materie innescando quel meccanismo virtuoso che riesca a far aumentare il numero di studenti, e in particolare quello delle studentesse, interessati a questi studi. Questo è l’effetto che si vuole ottenere, capovolgere gli stereotipi di genere costruendo per le nuove generazioni un modello in cui non ci siano solo figure intese come eccezioni, vedi Rita Levi Montalcini, Margherita Hack e Samantha Cristoforetti, ma come realtà nel quotidiano. E su questo senza dubbio gli ITS possono costituire un valore aggiunto, per altro non solo quelli per le Nuove Tecnologie della Vita ma anche gli altri indirizzi considerando sempre che l’idea centrale di ciascuna area è l’innovazione, come pure è il cuore degli studi STEM e questa è la base di tutto il ragionamento.

3) Disabilità e inclusione: focus su due tematiche di stringente attualità, che richiedono risposte sempre più tempestive ed incisive e che la vedono impegnata in prima linea anche con la Sua recente proposta di legge quadro in materia di disabilità. A che punto è la legge e cosa prevede in concreto per favorire l’inclusione scolastica?

Riguardo la legge in questione la prossima settimana probabilmente saremo in Commissione e subito dopo in Aula. La legge ha sicuramente una centralità sui servizi alle persone e alla questione della disabilità, ma si concentra principalmente sullo sviluppo dei diritti delle persone con disabilità nei settori della formazione, per cui ho inserito alcune disposizioni normative e in primis la formazione permanente e il tutoring permanente per consentire a queste persone di avere lungo tutta la loro vita un supporto nel percorso lavorativo e di riqualificazione sempre attivo ed efficace. Principio importante per tutti e che nello specifico è fondamentale per la creazione di un progetto di vita anche formativo e professionale personalizzato, considerando appunto che in questa legge parliamo del fatto che le disabilità possono essere di varia natura, motoria, sensoriale, percettiva, è ovvio che a seconda della tipologia di problematica anche i progetti di vita e di lavoro saranno diversi. La vera rivoluzione di questa legge è pensare la persona non come essere coincidente con la propria disabilità ma come una persona che, pur avendo delle limitazioni poste dalla propria condizione di salute, possa in tutto e per tutto ambire ad avere il massimo per potersi integrarsi socialmente, gratificarsi e dare il meglio anche in ambito lavorativo. Perché è bene sottolinearlo: la ricchezza di ogni persona nel contesto lavorativo deve essere vissuta come tale e non come un limite del singolo. Per ottenere ciò la legge prevede vari punti, in particolare il coordinamento delle politiche per l’inserimento lavorativo per l’inclusione delle persone con disabilità, in questo modo viene riaffermato il principio di pari opportunità per tutte le persone a prescindere dal tipo di disabilità. L’obiettivo è di implementare e facilitare i percorsi di inserimento lavorativo a seconda, come dicevo, delle caratteristiche personali, rafforzando un servizio di collocamento mirato, che la legge in realtà già prevedrebbe, ma dobbiamo ammettere che al momento non abbiamo un servizio efficiente per l’inserimento delle persone con disabilità. Mentre servirebbe un servizio che funzioni veramente, con le competenze di persone che siano in grado di valutare ed accompagnare la disabilità nel mondo del lavoro. Prima di tutto, comunque, bisogna mettere in grado tutte le persone con disabilità di esercitare appieno il proprio diritto al lavoro, sempre e comunque compatibilmente con le proprie capacità oggettive ed inclinazioni.

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