I bambini a cui viene diagnostico l’autismo prima di compiere il trentesimo mese di vita hanno la possibilità di ottenere miglioramenti considerevoli nell’affrontare i problemi relazionali collegati alla patologia, con risultati tre volte superiori rispetto a quella dei ragazzi a cui viene diagnosticata la malattia in un’ età successiva. E’ questa la conclusione di una ricerca dell’ Università israeliana Ben-Gurion del Negev e pubblicata sulla rivista Autism. Lo studio ha analizzato nell’arco di 1-2 anni 131 bambini che hanno ricevuto la diagnosi di disturbo dello spettro autistico tra il primo e il quinto anno di vita. Ilan Dinstein, che ha guidato il gruppo dei ricercatore, ha commentato: “ Riteniamo che questo miglioramento possa essere collegato alla maggiore plasticità del cervello e alla flessibilità comportamentale che caratterizza le prime fase dell’infanzia..Questi risultati evidenziano l’importanza della diagnosi precoce e del trattamento del disturbo dello spettro autistico in contesti comunitari. Sarebbe importante introdurre lo screening universale per il disturbo dello spettro autistico prima dei 2,5 anni di età”. Un’ altra ricercatrice ,che ha collaborato allo studio, Ditza Tzahor aggiunge: “I risultati mostrano quanto sia importante che i genitori e i professionisti riconoscano i primi segnali di autismo. È di grande importanza creare strumenti per valutarli precocemente”. Attualmente l’ età media in cui viene diagnosticato l’autismo è di 4 anni compiuti. Lo studio fornisce anche altre indicazioni escludendo differenze importanti legate alla correlazione tra gravità dell’ autismo e età del papà e della mamma dei bambini, ai livelli di istruzione dei genitori o al sesso.
venerdì, Novembre 22, 2024