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Centomila voci

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La città eterna di si è di nuovo colorata di giallo rosso. Sono passati 14 anni dall’ultimo trofeo vinto dalla Roma, era il 2008 e all’Olimpico Francesco Totti, senza essere sceso in campo per la rottura del crociato, alzava la nona Coppa Italia della storia romanista. Da quel giorno i tifosi della squadra hanno ricevuto quasi esclusivamente delusioni; l’incubo di Pazzini nel 2010, la durissima sconfitta del 26 maggio 2013, il ritiro di Capitan Totti e la conseguente rottura dei rapporti della Curva Sud con Luciano Spalletti (proprio lui che aveva vinto la coppa Italia 2008 da allenatore), e anche l’addio di Daniele De Rossi. Non sono mancati neanche i cambiamenti al livello societario con il passaggio alle proprietà americane, prima Pallotta e ora Friedkin. Due gestioni molto diverse, la prima che non ha lasciato bei ricordi ai tifosi a causa dei numerosi acquisti sbagliati e delle cessioni della maggior parte dei top player; oggi quasi tutte le grandi squadre europee hanno almeno un giocatore passato per Trigoria, vedi Salah, Alisson, Romagnoli, Pjanic, Nainggolan, Paredes, Marquinhos, Rudiger. Certamente anche la nuova presidenza Friedkin è stata costretta a cedere alcuni importanti giocatori, in particolare Edin Dzeko, rimasto nel cuore dei tifosi romanisti per essere il simbolo della più grande impresa della Roma negli anni 2010, la vittoria per 3-0 contro il Barcellona grazie alla quale la squadra raggiunse la semifinale di Champions. Il vuoto lasciato dalla cessione di Dzeko tuttavia, a differenza di quanto accadeva con le cessioni dell’era Pallotta, è stato rapidamente riempito dall’arrivo di un grande attaccante come Tammy Abraham.

Dopo la vittoria, sicuramente sofferta contro il Feyenoord nella finale di Tirana, la città è esplosa in una manifestazione incontenibile di gioia. In ogni piazza, da Trilussa a Piazza Venezia, e in ogni quartiere, dalla Garbatella al Flaminio, i caroselli di tifosi hanno intonato cori e canzoni romaniste, senza far mancare all’appello il classico “we are the champions” e il ritornello più famoso della capitale: “ma che ce frega, ma che ce ’mporta, se l’oste ar vino c’ha messo l’acqua”.

Proprio al livello musicale la Roma negli ultimi anni ha trovato nuovi tifosi vincendo per due anni consecutivi il festival di Sanremo. Damiano David, cantante dei Maneskin vincitori all’Ariston nel 2021, e Blanco vincitore del 2022, lui stesso ha partecipato alla festa nello stadio di Tirana. Di partita in partita molti tifosi romanisti hanno iniziato ad intonare un suo ritornello dedicandolo alla squadra: “voglio viver sempre il brivido di star con te”.

All’Olimpico a far compagnia ai tifosi accorsi a vedere la partita sui maxischermi c’era anche Marco Conidi, il cantante che ha scritto “Mai sola Mai” la canzone che è diventata un terzo inno giallorosso dopo le celebri canzoni di Venditti.

Non è un lavoro facile identificare un giocatore che possa essere il volto della vittoria; durante la finale è stato sicuramente decisivo Zaniolo, ad alzare la coppa è stato Pellegrini ma Smalling e Rui Patricio hanno salvato più volte il risultato. I tifosi invece non hanno dubbi su chi acclamare come nono Re della città (se qualcuno se lo stesse chiedendo, in Curva Sud quando si parla dell’ottavo Re di Roma si parla di Francesco Totti): Josè Mourinho. Dal suo arrivo sulla panchina della Roma, lo special One è diventato il simbolo della squadra, l’allenatore perfetto per una piazza calda come la capitale. Fin dalla sua conferenza stampa di apertura, Josè aveva subito messo in chiaro i suoi obiettivi: alla domanda “dove vede la Roma tra tre anni, quando scadrà il suo contratto?” la risposta fu pronta ed ambiziosa: “ Festeggiando qualcosa, vincere immediatamente non succede, ma mai dire mai”. Ed è in quel momento che il sogno dei romanisti è iniziato.

L’Italia non vinceva una coppa europea dal 2010, quando l’Inter mise a segno uno storico triplete battendo in finale di Champions il Bayern Monaco. I ricorsi storici che legano i due titoli sono numerosi, a partire dall’allenatore; era proprio Mourinho a guidare i nerazzurri in quella storica impresa, ma non ci si ferma qui. A segnare il gol decisivo per la Champions interista fu Diego Milito, argentino con il numero 22 sulla schiena. 12 anni dopo è sempre un giocatore con la maglia numero 22 a regalare il trofeo a Mou, si tratta di Nicolò Zaniolo che la Roma ha prelevato proprio dall’Inter nel 2018 in quella che si è rivelata la più grande operazione di calciomercato degli ultimi anni a Roma.

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