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Torino, Regio Opera Festival 2022 – Tosca.

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Prosegue con pieno successo di pubblico il cartellone del Regio Opera Festival nel Cortile di Palazzo Arsenale, sede accogliente e suggestiva anche se non ideale a eseguire musica all’aperto per gli evidenti squilibri acustici. Anche le limitate possibilità della struttura che accoglie il palcoscenico non permette, a chi è autore dello spettacolo, di sbizzarrirsi più di tanto. Si deve per lo più giocare per sottrazione sul piano delle forze sceniche da mettere in campo, o scegliere opere che non creino eccessivi problemi per cambi di scena. Tosca di Puccini non è fra queste.

Eppure Vittorio Borrelli, che per anni è stato direttore di palcoscenico del Teatro Regio, oltre che regista, è uomo di teatro di grande esperienza e sa bene come si può far teatro partendo dall’essenziale senza tuttavia rinunciare a nulla di quanto occorra per fare di questo nuovo allestimento, con scene di Claudia Boasso e costumi assai belli di Laura Viglione, uno spettacolo stilizzato ma a suo modo ricco. Riesce a farlo, attraverso una regia pulita, chiara e col pieno controllo di un palcoscenico dove gli unici apparati scenici sono un piano ligneo inclinato in simil marmo con pannelli che aiutano a configurare atmosfere e ambienti dei tre atti dell’opera. Nel primo, con le quinte che riproducono particolari architettonici della Chiesa di Sant’Andrea della Valle, si arriva addirittura, con così pochi elementi, a costruire un finale d’atto a suo modo grandioso, senza sacrificare al Te Deum quella solennità garantita dal movimento di masse disposte ordinatamente, con razionale intelligenza, sui limitati spazi disponibili. Il secondo atto è ancor più minimalista, con un fondale che nelle decorazioni marmoree e nei dipinti a motivi mitologici in chiave barocca richiama la lussuria di Scarpia. Si procede per sottrazione fino all’ultimo atto, con il solo profilo in cartone dell’Angelo di Castel Sant’Angelo, unico riferimento di identificabilità scenica. Al resto provvede il saggio gioco di luci e una regia, come si è detto, tradizionale e capace di rendere onore a quel contorno ambientale romano all’interno del quale si consuma una tragedia a forti tinte che, anche sul piano musicale, la bacchetta di Stefano Ranzani rende tesa e avvincente, assicurando pure belle oasi liriche a una concertazione sempre attenta, addirittura ricercata nel trovare soluzioni stereofoniche all’alba romana, assai ben diretta, con il suono delle campane che pare provenire dai diversi lati del Cortile. Talvolta sembra che l’orchestra prevalga sulle voci e in un ambiente di ascolto più favorevole si sarebbe potuto ovviare a un inconveniente comune a tutti gli spettacoli fin qui proposti nel Cortile di Palazzo Arsenale. Tuttavia l’Orchestra del Regio, il Coro, istruito da Andrea Secchi, e quello di Voci bianche, guidato da Claudio Fenoglio, sono masse artistiche la cui esperienza garantisce qualità sicura anche in luoghi non favorevoli come questo.

Il cast vocale è di prestigio internazionale e vede spiccare, nei panni di Tosca, Maria Agresta, confermatasi, al di là della considerazioni che seguono, fra i migliori soprani italiani del momento. Ovviamente emerge nelle pagine a sfondo lirico, quelle dove possono mettersi in evidenza le qualità preclare della sua voce: il bel timbro di soprano lirico, luminoso e puro, e il legato. Ed ecco un “Vissi d’arte” da ricordare, attaccato a mezzavoce, con una delicatezza rara e risolto anche con un gioco di piani suggestivo e nitido. Il registro acuto è sicuro e svettante (così il do della lama e il luminosissimo “ O Scarpia, avanti a Dio!”) e saremmo ingiusti se negassimo a questa affermata cantante di saper risolvere saggiamente anche le pagine in cui la voce potrebbe risultare compromessa dalla tensione emotiva del duetto con Scarpia del secondo atto. Il controllo c’è lungo tutto l’arco dell’opera, perché Maria Agresta canta sempre bene, a tratti benissimo. Ma dietro al suo canto e al modo stesso di recitare si ravvisa una personalità interpretativa che occhieggia a Mimì più che a Tosca. E non è solo per ragioni vocali, ma perché le manca l’allure della vera diva nel gestire il personaggio sul palcoscenico, mostrandosi prima voluttuosa e gelosa nel duetto con Cavaradossi, poi sfoderando la grinta necessaria al secondo atto, dove la si ammira più per l’eleganza con cui indossa il magnifico abito verde smeraldo che per la personalità che compete al personaggio, poco vibrante e sostanzialmente castigato. Non so se il carisma della autentica primadonna, componente essenziale per un ruolo come questo, possa acquisirsi col tempo, ma è certo che si è comunque dinanzi a una cantante di alto profilo che risolve vocalmente un ruolo non suo al meglio delle proprie possibilità, senza tuttavia garantire quel plusvalore artistico capace di fare di lei una Tosca di riferimento.

È comunque innegabile che la sua prova emerga su tutti, perché Giorgio Berrugi, tenore che fraseggia con intelligenza e s’impone per la linea di canto non scontata e ben rifinita, patisce le note acute e talvolta tende a svuotarle di suono velandole e impedendo alla voce di assicurare al personaggio di Cavaradossi squillo e appassionato trasporto. Viste le premesse, si attendava un “E lucevan le stelle” più ricercato, almeno conforme all’indubbia musicalità di questo valente tenore. Invece il rendimento resta nulla più che professionale e, almeno in questa occasione, interlocutorio.
Il baritono azero Elchin Azizov, di casa al Teatro Bolshoi di Mosca, dove è molto attivo anche nel repertorio russo, è uno Scarpia di solida tenuta vocale anche se percorsa da un malmostoso vibrato. Offre, anche al personaggio, tutto quello che ci si aspetterebbe da lui, senza essere troppo mellifluo e sottile, ma sardonico al punto da colpire interpretativamente nel segno.
Alti e bassi nei ruoli di contorno, con lo stinto Sagrestano di Donato Di Gioia e il poco insinuante Spoletta di Enzo Peroni, ma con i bravissimi Enrico Di Geronimo (Angelotti) e Lorenzo Battagion (Sciarrone), che insieme a Riccardo Mattiotto (Un Carceriere) e Viola Contartese (Un pastorello) completano la locandina di questa Tosca, accolta da calorosissimi applausi finali. 

Regio Opera Festival 2022
TOSCA
Opera in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini

Tosca Maria Agresta
Cavaradossi Giorgio Berrugi
Scarpia Elchin Azizov
Sagrestano Donato Di Gioia
Spoletta Enzo Peroni
Angelotti Enrico Di Geronimo
Sciarrone Lorenzo Battagion
Un carceriere Riccardo Mattiotto
Un pastorello Viola Contartese

Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Teatro Regio Torino
Direttore Stefano Ranzani
Maestro del coro Andrea Secchi
Maestro del coro di voci bianche Claudio Fenoglio
Regia Vittorio Borrelli
Scene Claudia Boasso
Costumi a cura di Laura Viglione
Luci Christian Zucaro
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino

Fonte: Connessiall’Opera

Torino, Cortile di Palazzo Arsenale, 5 luglio 2022

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