A quasi tre anni dall’inizio della pandemia il prossimo anno scolastico il ricambio dell’aria nella gran parte delle aule scolastiche continuerà ad avvenire aprendo le finestre: nonostante gli annunci arrivati da più parti, infatti, le scuole non dispongono di fondi specifici per installare gli impianti di aereazione e lo stesso Dpcm firmato dal premier Draghi e dai ministri Bianchi e Speranza, pubblicato in questi giorni in Gazzetta Ufficiale, fa riferimento alle linee guida elaborate dall’Istituto Superiore di Sanità nelle quali si legge testualmente tra l’altro: “L’utilizzo di dispositivi di sanificazione, purificazione o ventilazione è di giovamento solo se comporta un miglioramento dell’aria indoor.
E’ possibile, ad esempio, che la semplice ventilazione delle aule attraverso l’apertura delle finestre possa migliorare sensibilmente la qualità dell’aria, favorendo la diluizione e la riduzione sia di agenti chimici liberati all’interno, sia di virus e batteri rilasciati dagli occupanti. Le fonti esterne di inquinanti in prossimità delle aule (es. parcheggi di mezzi a motore in prossimità delle finestre) sono ulteriori elementi da considerare. Allo stesso modo, l’osservanza di semplici norme quali il divieto di fumo in tutto il perimetro scolastico, l’assenza di arredi e materiali inquinanti, l’igiene e trattamento di pavimenti e superfici, è un prerequisito importante in questo contesto. In altre parole, si raccomanda che l’utilizzo di dispositivi aggiuntivi di sanificazione, purificazione e ventilazione sia preso in considerazione solo una volta che le misure sopra indicate in modo esemplificativo siano state identificate e intraprese, e ciononostante, sia dimostrato che la qualità dell’aria non sia adeguata”.
Ma i dirigenti scolastici protestano. “Le scuole non hanno dunque fondi per prevedere impianti di ventilazione: alcune possono farlo se il Comune trova dei finanziamenti o ci sono iniziative regionali, o ci sono sponsorizzazioni da parte di alcune ditte ma sono iniziative sporadiche; a livello di governo le scuole non ricevono fondi specifici da destinare a questa finalità. Abbiamo avuto i fondi per l’emergenza che sembravano tanti ma sono finiti tutti”, osserva Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio.
I dirigenti lamentano anche il fatto che il provvedimento veda come destinatari i costruttori degli impianti e loro stessi ma il testo non sia di semplice lettura e abbia una parte tecnica difficilmente comprensibile per i presidi. “Di fondo, la misura elettiva – osserva Costarelli – resta tenere le finestre aperte. C’è poi il punto critico della tempistica: linee guida pubblicate ora non riescono ad essere applicate a settembre, è troppo tardi”. Altra nota dolente: il dirigente scolastico deve chiedere ad Asl e Arpa di effettuare il monitoraggio della qualità dell’aria e solo qualora non siano positivi deve chiedere all’ente proprietario dell’immobile scolastico (che spesso è l’ente locale) di intervenire. “Ma questo complica i passaggi e amplifica i tempi, che divengono incalcolabili. Sarebbe stato più semplice dare indicazioni e fondi agli Enti locali per fare gli interventi ove necessario: quindi riapriremo le scuole esattamente come le abbiamo chiuse, ovvero tenendo aperte le finestre; al massimo potremo fornire gli ambienti di misuratori di Co2 per aprirle quando il livello di Co2 è critico”, conclude la vicepresidente di Anp. (ANSA).
venerdì, Novembre 22, 2024