Da inizio pandemia i contagi (infezione e re-infezioni) di SarsCoV2 registrati tra gli infermieri italiani sono stati circa 320.000. A dirlo sono i dati contenuti in un documento della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi).Gli infermieri, si legge nel documento, rappresentano “la categoria di professionisti della sanità che (dati INAIL) fa registrare il maggior numero di contagi” in considerazione della “prossimità h24 con gli assistiti che non sono mai stati lasciati soli”.
Nella maggior parte dei casi, la malattia è “senza eccessiva gravità”, spiega la Federazione, “essendo gli infermieri la categoria professionale che fa registrare il più alto numero di professionisti vaccinati”.
Tuttavia “nella prima fase della pandemia si sono registrati 90 decessi per Covid”.
I contagi tra gli infermieri su base mensile (“quindi con difficoltà a restare operativi nelle loro funzioni nell’arco dei 30 giorni”, sottolinea la Fnopi) è di circa 15mila, con mesi in cui si sono raggiunti e superati anche i 28mila contagiati e altri (“solo per brevi periodi estivi e non nel 2022”) dove ci si è fermati a circa 500.
Oggi in Italia mancano circa 70mila infermieri, il 45% al Nord, il 20% al Centro e il 35% al Sud. Rispetto alla situazione internazionale, il rapporto infermieri – abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, “uno dei più bassi d’Europa secondo l’Ocse dove la media raggiunge gli 8,8”, spiega la Fnopi. Quello infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1:3, è secondo l’Ocse di 1:1,5 (“la media Ocse è 2,8: il Regno Unito è nella media Ocse, la Germania raggiunge i 3,2, la Francia i 3,3, la Svizzera i 4,1”, riferisce la Fnopi). La pandemia, fa notare la Federazione, attraverso l’iniezione di organici 2020 per far fronte all’emergenza, ha permesso agli infermieri (con circa 8.800 unità in più) di recuperare tutte le perdite subite tra il 2009-2019. Tuttavia, precisa la Fnopi, si tratta di numeri che “non alleggeriscono la carenza o il fabbisogno legato ai nuovi standard del territorio, ma recuperano solo le perdite subite per i tagli legati alle razionalizzazioni di spesa, e comunque azzerano del tutto i numeri già bassi di disoccupazione e sottoccupazione”. Gli infermieri tuttavia, evidenzia ancora la Fnopi, continuano ad essere troppo pochi anche per far fronte ai nuovi standard fissati dal Pnrr e stabiliti nel DM 77 di riorganizzazione dell’assistenza territoriale. “I soli infermieri di famiglia e comunità necessari secondo i nuovi standard sono oltre 20mila (1 ogni 3.000 abitanti)”.