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Quell’ambiguità di fondo sugli ITS “equivalenti” alla laurea.

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venerdì, Novembre 22, 2024

Sempre più spesso le famiglie e gli studenti degli ITS (attuali, passati o potenziali) si stanno ponendo domande a proposito del riconoscimento del percorso didattico-formativo degli Istituti Tecnici Superiori (o Istituti Tecnologici Superiori – ITS Academy, come sono chiamati con la nuova riforma) a livello di crediti universitari, nonché sulla possibilità di ottenere attraverso un corso ITS di durata triennale un titolo di studio e una qualifica che sia “equivalente” a una laurea triennale.

E in effetti il tema è interessante e fondato: tanto sull’ottenimento dei crediti universitari, quanto sulla cosiddetta “equivalenza” tra ITS triennale e laurea triennale, le ultime disposizioni emanate e soprattutto la riforma ITS mettono una seria ipoteca, suscitando senza dubbio un’ondata di ulteriore attenzione verso le ITS Academy, che nel frattempo si vanno moltiplicando su tutto il territorio del nostro paese.

Resta però qualche ambiguità di fondo, e non si sa fino a che punto tutto ciò sia incidentale, temporaneo o in qualche modo strategicamente voluto. Fatto sta che – anche sulla base delle domande e delle richieste di chiarimento che quotidianamente arrivano alla redazione di TuttoITS e vengono immesse nei motori di ricerca – i dubbi sono molti, e altrettanti sono gli aspetti fraintesi. Ecco perché qui proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Gli ITS e i crediti universitari, un anno non vale un anno

Un primo punto di confusione riguarda il riconoscimento della didattica ITS presso le università. Se è vero che il percorso negli Istituti Tecnici (o Tecnologici) Superiori è in alcuni casi – ma non in tutti, attenzione – riconosciuto da alcune università, non è però in generale vero che esista tra i due percorsi una corrispondenza uno a uno. Come abbiamo avuto modo di spiegare in dettaglio in una ITS FAQ dedicata, se in università un anno equivale a 60 crediti formativi Cfu, nel caso degli ITS un percorso biennale corrisponde ad almeno 40 Cfu (anziché 120 in università) e un percorso triennale ad almeno 62 Cfu (anziché 180). Questo significa che, in effetti, chi frequenta un ITS può accumulare (nei casi in cui sono riconosciuti) crediti universitari validi, ma a un ritmo inferiore rispetto agli studenti iscritti all’università. Il che vuol dire, per esempio, che non è possibile sommare a un ITS biennale un terzo anno universitario per ottenere una laurea triennale, o passare direttamente dal secondo anno ITS al secondo anno di un corso di laurea.

La situazione è ancora più complessa e indefinita con la nuova possibilità di iscriversi simultaneamente a più corsi – potenzialmente anche a università e ITS assieme – ma in questo caso le informazioni oggi a disposizione sono ancora vaghe e servirà attendere i decreti attuativi della riforma ITS. In ogni caso, però, per l’anno didattico 2022-2023 e dunque per i corsi ITS 2022-2024 (biennali) e 2022-2025 (triennali) difficilmente una simile novità sarà operativa, a meno di ipotizzare decreti attuativi con valore retroattivo.

L’ITS triennale “equivalente” a una laurea triennale

Discorso analogo vale per la chiacchieratissima corrispondenza tra il triennio ITS e il triennio universitario, che la nuova riforma avrebbe in un certo senso reso “equivalenti”. Tutto vero e tutto messo nero su bianco, ma anche questa “equivalenza” va spiegata.

Per quanto noto finora (in attesa del soliti decreti attuativi), infatti, l’equivalenza in questione riguarderebbe il livello di qualifica ottenuto secondo lo schema europeo European Qualification Framework (Eqf): sia una laurea triennale sia un ITS triennale corrisponderebbero infatti al sesto livello, ossia Eqf VI. (L’ITS biennale si ferma invece a Eqf V.)

Questo significa che, in termini di riconoscimento della professionalità tecnica legata al ramo di studio, c’è un’effettiva equivalenza, ma non implica che lo stesso valga da tutti gli altri punti di vista. Qualche esempio? Non si sa (ma è improbabile) se il diploma triennale ITS venga conteggiato come una laurea triennale nei concorsi pubblici. Non è plausibile che il diplomato triennale ITS riceva il titolo di dottore come un laureato. Non è plausibile che un diplomato triennale ITS possa poi iscriversi direttamente a una laurea specialistica o magistrale dello stesso ambito, proprio per la questione della non corrispondenza tra Cfu maturati in università e Cfu maturati in un ITS. D’altronde non avrebbe senso che andasse diversamente: chi studia in un ITS ha una formazione pratica e applicata al mondo del lavoro, chi sceglie l’università ha nel proprio piano di studi anche una serie di materie e insegnamenti d’altro genere che non possono essere by-passati se si desidera continuare il percorso in università.

In definitiva, si potrebbe riassumere che se un percorso ITS triennale è per certi aspetti equivalente a una laurea triennale, dall’altra parte certamente chi ha un diploma ITS triennale non è in possesso di una laurea triennale, che resta comunque un titolo differente. Peraltro, a oggi i corsi ITS triennali esistenti sono pochissimi.

Il vero problema del confondere università e ITS

Al di là delle questioni formali, della riforma, dei decreti attuativi, delle scelte burocratiche dei singoli ITS e delle singole università, tutto ciò porta con sé alcuni potenziali qui pro quo. Se il riconoscimento in qualche forma dei percorsi ITS in ambito accademico segna un ovvio punto di forza e una certificazione di valore per gli ITS stessi, dall’altra parte non va dimenticato che università e ITS sono percorsi formativi intrinsecamente diversi, con finalità, metodologie e obiettivi strategici per il nostro sistema Paese molto differenti.

Che senso ha iscriversi e frequentare un ITS con l’intento fin dal principio di ricadere poi a un certo punto nel mondo universitario? Che identità distintiva potranno sviluppare gli ITS stessi se l’attenzione viene posta sul fatto che frequentarli diventa “equivalente” (e come spiegato non è vero) all’università? Non sarà tutto questo anche aberrante per studentesse e studenti, che magari si convinceranno esista una scorciatoia o una via alternativa per aggirare in qualche modo i primi anni di università, facendo magari il doppio gioco ITS-università? E non sarebbe questo un tradire il senso originale e costitutivo degli ITS, nati proprio per offrire percorsi di formazione terziaria e professionalizzanti che si pongano come alternativa – o meglio, aggiunta e ampliamento dell’offerta e delle opportunità – rispetto alle università stesse?

Il rischio, ci permettiamo di scrivere, è che gli ITS possano in qualche modo vendere ai potenziali studenti un’equivalenza e uno sbocco universitario che sì esiste, ma che ha anche molti se e molti ma. E che allo stesso tempo le università intendano beneficiare di queste “equivalenze” per generare un flusso di persone in ingresso provenienti dagli ITS, uguale e opposto al flusso nel verso contrario di chi – deluso o scottato dall’università – decide qualche anno dopo il diploma di iniziare un’avventura in un ITS. Tutto ciò per arrivare a un piccolo appello: serve chiarezza, sui ruoli e sulle regole, anzitutto a beneficio dei giovani e delle loro famiglie, di chi sta guardando al futuro del lavoro e cerca di orientarsi non solo in un mondo delle professioni che evolve a velocità siderale, ma anche in un quadro normativo e burocratico che al momento sembra essere tutto tranne che chiaramente definito.

TuttoItsAcademy

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