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venerdì, Novembre 22, 2024
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Tumore al polmone, parte il primo screening su oltre 7300 forti fumatori.

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venerdì, Novembre 22, 2024

Età compresa fra 55 e 75 anni, fuma un pacchetto di sigarette al giorno da più di 30 anni o è un forte fumatore che ha smesso da meno di 15 anni.

È l’identikit del candidato per l’inserimento nel programma ministeriale RISP (Rete Italiana Screening Polmonare).

Il reclutamento inizia in questi giorni, con l’obiettivo di coinvolgere oltre 7300 persone (7324), monitorandole periodicamente con la tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio per la diagnosi precoce del tumore al polmone. L’iniziativa è presentata al XXIV Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), che si apre oggi a Roma. Ogni anno, in Italia, 32.800 cittadini (circa l’80% dei casi) ricevono la diagnosi di tumore del polmone in fase avanzata, quando la malattia non è operabile e la prognosi è peggiore.

Studi clinici hanno dimostrato che l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio può però ridurre di circa il 20% la mortalità per questa neoplasia nei forti fumatori. Si tratta di un progetto pilota, il primo di questo tipo in Italia, avviato per porre le basi per l’inserimento dello screening polmonare all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), alla stregua dei programmi di prevenzione secondaria del cancro mammario, colorettale e cervicale. “Sono 18 i centri distribuiti su tutto il territorio nazionale che rientrano nella RISP – spiega Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica all’Università degli Studi di Torino -. Nei forti o ex fumatori, la disponibilità di uno screening periodico rappresenta assolutamente un’opportunità, garantendo potenzialmente il riscontro precoce di malattia e quindi la sua tempestiva presa in carico con maggiori possibilità di cura e guarigione. Non solo. All’interno di RISP la prevenzione secondaria si sposa con quella primaria e vengono offerti anche programmi di disassuefazione dal fumo”. Il tumore del polmone è responsabile del maggior numero di decessi oncologici in Italia, 34.000 nel 2021. Circa il 60%, pari a 20.400 morti, riguarda i forti fumatori.

“Sono numeri allarmanti che ci impongono di agire quanto prima contro quello che resta il big killer – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. La TAC a basso dosaggio costituisce una promettente strategia salvavita, ma ad oggi non rientra ancora nella pratica clinica e nei programmi di prevenzione secondaria rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. Ci auguriamo che RISP contribuisca a un cambiamento culturale”. Non va poi sottovalutato l’impatto economico della malattia, pari, in Italia, a circa 2,5 miliardi di euro ogni anno, considerando sia i costi diretti sanitari che quelli indiretti e sociali. Anticipare la diagnosi, grazie allo screening, significa aumentare il numero di persone che possono rientrare al lavoro, riducendo, rileva Cinieri, “i costi socio-economici dovuti alla perdita di produttività e garantendo risparmi al sistema grazie al minor numero di ospedalizzazioni”.

Si stima che la popolazione candidabile a screening polmonare con TAC a basso dosaggio sia compresa tra 600.000 e 800.000 cittadini. Le persone che presentano le caratteristiche richieste possono partecipare al programma RISP attraverso diversi canali: dal web (iscrivendosi nel portale www.programmarisp.it) alle oncologie, pneumologie e cardiologie coinvolte nella fase di reclutamento. Con la Tac spirale, sottolinea Rita Chiari, membro del Direttivo Nazionale AIOM, “possiamo fotografare anche il rischio globale per altre patologie fumo-correlate, quantificando ad esempio il danno coronarico. Il numero di vite salvate può diventare davvero rilevante con la diffusione dello screening polmonare su vasta scala”. Nel 2020, in Italia, sono state stimate circa 41.000 nuove diagnosi di cancro del polmone. La sopravvivenza a 5 anni è pari al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. A livello europeo “sono state già avviate esperienze simili, tuttavia l’unicità di RISP – conclude Novello – è di essere realizzata grazie allo stanziamento di fondi ministeriali: con il Decreto Legge Sostegni-bis infatti sono stati erogati 2 milioni di euro per il biennio 2021-2022 per sostenere il programma”.

Oncologi, ‘cure domiciliari solo nel 68% reparti, più risorse’Congresso Aiom, cresce ‘tossicità finanziaria’ legata al cancro In Italia meno del 70% (68,7%) delle Oncologie può contare sull’assistenza domiciliare e più della metà delle strutture (52%) è priva dei coordinatori di ricerca clinica, figure essenziali per condurre le sperimentazioni. Un quadro a fronte del quale sono necessarie più risorse per l’assistenza territoriale e la ricerca contro il cancro. La ‘fotografia’ dello stato dell’Oncologia nel nostro Paese vede però anche progressi importanti rispetto al passato: i servizi di supporto psicologico sono presenti in quasi il 90% dei centri (87,3%), anche se solo la metà è dotata di uno psicologo “dedicato” ai pazienti oncologici. Il 95% ha l’anatomia patologica e l’81% una nutrizione clinica di riferimento. I dati emergono dalla ‘Carta dei servizi dell’oncologia italiana – Libro Bianco 2022’, presentato al Congresso Nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) che si apre oggi a Roma.
Nel nostro Paese sono attive 323 Oncologie. “L’oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma deve essere sostenuta con misure strutturali – afferma Saverio Cinieri, Presidente AIOM -. Chiediamo al nuovo Governo di inserire in agenda, tra i primi obiettivi da realizzare, un reale potenziamento dell’oncologia, con un’attenzione a 360 gradi, dall’assistenza domiciliare alla ricerca clinica. Senza dimenticare la prevenzione, visto che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili. Gli oncologi, da tempo, hanno inoltre sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche della spesa e appropriatezza. L’utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell’accesso a terapie innovative”. “Ogni anno, in Italia, sono 377.000 le nuove diagnosi di cancro – continua Cinieri -. La sopravvivenza a un quinquennio si attesta al 65% nelle donne e al 59% negli uomini e terapie innovative, come i farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoncologia, permettono in molti casi di cronicizzare la malattia in fase avanzata o di ottenere la guarigione, con consistenti risparmi in altre voci di spesa, sanitaria e sociale”. Oltre alla ricerca, l’altra importante questione, ancora irrisolta, riguarda il potenziamento del territorio e la necessità di investire nell’assistenza oncologica domiciliare.
Almeno il 30% dei pazienti potrebbe essere seguito sul territorio con evidenti ricadute positive in termini di qualità di vita e costi sociali. Inoltre, “la tossicità finanziaria, cioè le difficoltà economiche causate dal cancro, è un fenomeno sempre più presente anche nel nostro Paese – spiega Francesco Perrone, Presidente eletto AIOM -. L’impianto universalistico del sistema sanitario italiano dovrebbe costituire una barriera contro questo rischio, in realtà non è più così. In un’analisi tra il 1999 e il 2015, a cui hanno partecipato 3.760 pazienti con tumore, abbiamo dimostrato che il 22,5% presentava ‘tossicità finanziaria’ e un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto rispetto ai malati senza problemi economici”. Le difficoltà finanziarie “compromettono la qualità della vita e i benefici che si possono ottenere con i farmaci antitumorali – conclude Perrone -. I pazienti che vivono nel Meridione devono affrontare più problemi economici rispetto ai malati del Nord. Inoltre, la tossicità finanziaria interessa soprattutto gli under 65: il cancro e le cure riducono la capacità professionale e le entrate”.
ANSA

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