E’ morto dopo una lunga malattia Enrico Monacelli, storico esponente del mondo cooperativistico sociale romano. Monacelli, per decenni responsabile delle risorse umane della cooperativa Maggio 82 e della Capodarco, nel suo periodo la sociale integrata più grande d’Italia, è stato tra i principali artefici di una storia imprenditoriale e civile importante, capace di dare seriamente lavoro a migliaia di persone e centinaia di disabili. Uomo intelligente e intraprendente, dotato di un’umanità ruvida quanto autentica, è stato attivo come imprenditore oltre che nelle cooperative in diversi settori quali la ristorazione e l’immobiliare, nonché organizzatore e mecenate dello sport per i diversamente abili.
Tra i principali artefici e anima insieme a Maurizio Marotta di quell’unicum della storia cooperativistica non solo italiana che fu la Capodarco dei cup, del recup e dei servizi Inail, Monacelli con gli anni aveva sviluppato un rapporto professionale con l’Asl Rm C e con altre aziende ospedaliere e sanitarie.
La parabola del suo lavoro cooperativistico, nella Capodarco in particolare, è durata circa un ventennio durante il quale partendo da quasi nulla il suo gruppo è riuscito a creare e consolidare una delle più significative realtà socio-occupazionali del territorio.
Non alto, baffuto, taurino Enrico era tutta concretezza e voglia di riscatto. Afflitto sin dalla nascita da problemi di salute è stato la dimostrazione di ciò che può la volontà e la voglia di non arrendersi. Un esempio, un importante esempio, per chi ha incrociato il proprio percorso con il suo.
Brusco e simpatico, “feroce” e generoso, nascondeva umanità dietro la scorza. Assolutamente allergico al politicamente corretto, la sua biografia ci mostra che nella vita come nel sociale è infinitamente più importante l’azione di persone come la sua che quella patinata delle presunte e spesso petulanti dame giulive del “radical chich” che commettono disastri mentre si incensano tra loro sorseggiando tè e gustando pasticcini.
Gli ultimi anni, quelli dell’esaurirsi in maniera fisiologica del ciclo Capodarco su cui a distanza di tempo sarebbe opportuno avviare per gli interessati riflessioni mature, e quelli non propriamente brillanti della gestione post commissariale, sono altra cosa rispetto a ciò che comunque è stato.
Personalmente avendolo conosciuto lo ricordo come una persona non priva come tutti noi di difetti, ma concreta e vera in un mondo di chiacchiere e boria. Pur essendomi scontrato nei miei anni di sindacato con lui per cose del tutto naturali che fanno parte delle regole del gioco, resto perplesso dai tanti che non gli sono stati vicini nella difficoltà. Ho visto tuttavia che è stato salutato con affetto dalle persone più autentiche e semplici anche dai molti che pubblicamente non lo lodavano, spesso gli tenevano il broncio ma lo stimavano e gli volevano bene. Penso sia questo il riconoscimento a cui una persona genuina come lui avrebbe tenuto di più.
Anni fa la sua morte sarebbe stata ricordata diversamente,oggi sono meno a farlo, ci onoriamo nel nostro piccolo di essere tra questi.
Grazie Enrico per tutto quello che anche indirettamente ci hai insegnato, grazie per le tante cose concrete che hai fatto.