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STORIA DELLA CHIRURGIA ANTICA: LE DIFFERENTI TRADIZIONI CINESE E INDIANA.

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La medicina orientale ha una tradizione millenaria che si basa di un modelli di equilibrio tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda: se si instaura uno squilibri allora questo causa una malattia.

Nella tradizione cinese nella sfera di salute dell’individuo deve sussistere l’equilibrio dei cinque elementi fondamentali (acqua, terra, fuoco, legno e metallo) e di due forze che operano in contemporanea (Ying e Yang).

Il testo medico più antico della tradizione cinese è il Nei Ching, attribuito all’imperatore Huang Di e datato intorno al 2600 a.C., anche se gli storici moderni tendono a collocarlo in uno spazio temporale di almeno 2000 anni dopo, a cavallo tra le Dinastie Zhou e Han. Questo trattato, come molti dei successivi, nonostante svisceri molti concetti interessi sulle malattie a la loro cura risulta poco sviluppato sul fronte chirurgico: questo squilibrio non è determinato da una alterazione degli elementi fondamenti, ma dal concetto del rispetto e dell’intoccabilità dei cadaveri, impoverendo fortemente, a differenze della cultura Egizia, le conoscenze anatomiche e limitando la pratica alla chirurgia base del trattamento delle ferite.

La civiltà cinese antica ci tramanda una pratica che può essere considerata a metà strada tra la chirurgia e la medicina: l’agopuntura. Questa si basa sul principio che l’insersezione di aghi in alcuni punti specifici, permette di restaurare l’equilibrio di Ying e Yang. L’azione degli aghi permetti di ristabilire il flusso dell’energia vitale, chiamata Qi.

Attualmente l’agopuntura, uno dei cardini della medicina cinese è annoverata nell’ambito della medicina tradizionale, non scientifica e non verificata.

La civiltà Indù è conosciuta per essere stata la prima a sviluppare e a descrivere interventi di chirurgia plastica.

Famosa la complessa tecnica di rinoplastica per la ricostruzione del naso, comune in quanto l’amputazione del naso era la pena prevista per i ladri; inoltre è descritta la metodica per la riparazione delle deformità del padiglione auricolare causate dagli orecchini.

Il principale trattato di chirurghi Indù è il Susruta Samhita, con datazione incerta tra 800 a.C e 400 d.C; secondo la tradizione riportata Susruta sarebbe l’autore o il nome che raccoglie più autori. Questo libro deriva da testi sacri più antichi come l’Atharvaveda e l’Ayurveda, fondamentali nella tradizione religiosa induista; sono descritte diverse tecniche chirurgiche notevoli, alcune riprese dalla chirurgia contemporanea, altre sviluppate indipendentemente in età moderna, segno della validità dello studio preparatorio dei chirurghi indù.

Si parla di mezzi di sintesi e riduzione delle fratture, drenaggio degli accessi, sutura e cauterizzazione delle ferite, oltre a trattare l’approccio chirurgico all’asportazione di calcoli renali, bliliari o per la correzione della cataratta.

Come molti moderni testi di medicina, il Susruta Samhita presenta un testo allegato su cui sono riportate le descrizioni grafiche di 121 interventi chirurgici.

Addentrandoci ancora più avanti nella valutazione delle conoscenze chirurgiche antiche, notando come essere siano naturalmente influenzate dalla religione, possiamo vedere come le credenze trascendentali possano risultare per una civiltà (quella cinese) un ostacolo allo sviluppo di una nuova scienza, ma per un’altra (quella della Valle dell’Indo) uno stimolo tale da fare ergere i chirurghi indù come tra i più avanzati del mondo antico.

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