IQ. 11/04/2013 – E’ normale giocare con la pistola? Se si è in America sì. Sono degli ultimi giorni altri due eventi tragici legati al possesso delle armi. In entrambi i casi è stato un bimbo di quattro anni a sparare. Nel primo una donna ha perso la vita e nel secondo, invece, a morire è un altro bambino di 6 anni. Daniel Fanning, vice sceriffo della contea di Wilson, in Tennessee, durante una grigliata con gli amici stava mostrando le sue armi ai parenti in camera da letto quando il bambino è entrato, ha perso la pistola, e ha sparato. Nella stessa giornata, a Toms River, nel New Jersey, un altro bambino di 4 anni ha sparato contro un amico di 6 con il quale stava giocando, colpendolo alla testa e ferendolo in modo grave. Il piccolo è poi morto.
Michelle Obama ha fatto, commossa, un discorso appassionato contro le armi, ricordando la storia di Hadiya Pendleton, la majorette uccisa vicino a una scuola dopo aver sfilato pochi giorni prima per la cerimonia di inaugurazione del secondo mandato di Barack Obama. “Non riesco a immaginare come si sentano i suoi genitori – ha detto la first lady – perché come se io fossi lei e lei fosse me”. Non sto parlando di un qualcosa che è successo in una zona di guerra ma di qualcosa che è successo in quella città che per noi è la nostra casa”. Col cuore è difficile parlare e giudicare. I bambini, però, sono bambini e le armi sono un’altra cosa. Sono pericolose e dovrebbero essere maneggiate sempre con parsimonia e, soprattutto, da adulti e capaci. Il fatto di non vivere in America e di non far parte di una data cultura, forse, rende differente la visione che si ha sulle armi e sul loro facile acquisto. Ma si capisce anche da altri punti di vista che dietro vi sono lobby, soldi, interessi e violenza. Bisogna però che si trovi un modo per far coincidere interessi e vita. Perché un bambino di 6 anni, citando solo l’ultimo caso, non può e non deve morire perché per un altro bambino è normale maneggiare una pistola vera come fosse un giocattolo.