di Vladimiro Modolo
IQ. 17/04/2013 -Emergenza casa a Roma. I movimenti fanno “13”.
Si torna a parlare di emergenza casa a Roma.
Nel giro di pochi giorni nella capitale, più di 700 persone appartenenti ai movimenti di lotta per la casa, hanno messo a segno 13 occupazioni di edifici, pubblici e privati, dislocati tra le zone di Ponte di Nona, Garbatella, Tiburtina, San Basilio, Appia e Casal Bertone.
Famiglie, giovani coppie, ragazze madri e tanti stranieri, che per colpa della crisi hanno perso o non trovano lavoro, ma anche studenti fuori sede che non riescono a pagare fino a 500 euro d’affitto per una stanza.
Rivendicano il diritto alla casa popolare e a politiche sull’abitare che non siano solo fonte di arricchimento per i grandi costruttori, prezzi accessibili a canone equo o sociale, alloggi popolari.
Negli ultimi anni, la situazione abitativa nella capitale è andata progressivamente peggiorando, complice la crisi economica, ma soprattutto la crescita vertiginosa del prezzo degli immobili con punte del 100% in alcune zone della città.
In una città con più di 3 milioni di abitanti, mentre in 30 mila aspettano da anni un alloggio popolare e circa 7.000 sono gli sfratti eseguiti ogni anno, 150 mila (secondo un indagine Eurispes) sono gli appartamenti sfitti e circa 50 mila quelli invenduti con un crollo delle compravendite pari al 25% nell’ultimo anno. Al contempo, i prezzi stentano a scendere restando ancora inaccessibili a molti.
“Case senza gente e gente senza casa”, recitava uno slogan dei primi movimenti di lotta per la casa degli anni settanta.
“Siamo stanchi di aspettare che ci diano una casa, oggi ce la prendiamo da noi”, affermano i movimenti di oggi, che intendono contrastare le logiche definite di “saccheggio” della città da parte dei grandi costruttori della capitale.
E negli ultimi anni il fenomeno delle occupazioni è andato via via crescendo, finendo col divenire la soluzione più efficace all’emergenza abitativa con le istituzioni ormai ferme al palo da anni.
Il prefetto Pecoraro, preoccupato di una possibile escalation dell’illegalità e ritenendo possibili infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, ha mostrato l’intenzione di procedere con sgomberi forzati, una volta interloquito con le componenti sociali interessate e le pubbliche amministrazioni.
I movimenti per la casa intanto, rispediscono al mittente le accuse di infiltrazioni malavitose all’interno dei vari coordinamenti, affermando la necessità, semplicemente, di un tetto sotto cui dormire.