A un anno esatto dall’invasione dell’Ucraina, la guerra di Putin spacca il G20, con la Cina che si schiera con la Russia e non sottoscrive la condanna del conflitto.
Costringendo l’India, padrona di casa del vertice di Bangalore, ad accontentarsi di ‘Conclusioni presidenziali’ anziché vedere sottoscritto da tutti il tradizionale comunicato finale.
Alla fine del summit arriva anche l’affondo di Mosca che accusa l’Occidente di aver “destabilizzato” il vertice cercando di far adottare con un “ricatto” una dichiarazione congiunta sull’Ucraina. “Ci rammarichiamo – dice il ministero degli Esteri russo – che le attività del G20 continuino ad essere destabilizzate dall’Occidente e utilizzate in modo anti-russo e puramente conflittuale”.
Alla fine si registra un passo indietro rispetto al G20 di Bali a novembre, quando la presidenza indonesiana – con una Cina più conciliante – era riuscita a limare un comunicato congiunto. L’India – fra tentennamenti persino sull’opportunità di includere la parola “guerra” anziché “operazione militare speciale” per non irritare Mosca – non ci è riuscita. “Gran parte dei membri hanno condannato con forza la guerra in Ucraina”, è il bicchiere mezzo pieno che ci si sforza di sottolineare nel ‘Chair’s Summary and Outcome Document’. Ma “altri punti di vista e valutazioni” (di Pechino e Mosca) hanno impedito un comunicato comune del G20 dei ministri delle Finanze e banchieri centrali. E costretto New Delhi a precisare, in una nota a pie’ di pagina, la non-sottoscrizione da parte delle due potenze di due paragrafi del Documento, che pure limano un linguaggio studiato col bilancino.
“Abbiamo visto, dal febbraio 2022, la guerra in Ucraina condizionare negativamente l’economia globale”, è il blando richiamo di fronte al crollo della crescita globale e ai rischi immediati, come la fiammata d’inflazione e le tensioni protezionistiche scatenate dalla guerra. “E’ essenziale appoggiare il diritto internazionale e il sistema multilaterale”, assicurare protezione dei civili e infrastrutture nei conflitti armati. Parole più nette sull’uso “inammissibile” delle armi nucleari. Ma siamo distanti dai desiderata dell’Occidente. La Francia aveva minacciato di non firmare nulla senza una netta condanna della guerra, l’Italia e la Spagna esortato a “non mettere in discussione” quanto approvato a Bali, sarebbe stato un “arretramento inaccettabile” secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Christian Lindner, ministro delle Finanze tedesco, punta il dito sul “deplorevole cambiamento nell’atteggiamento della Cina”. Per non parlare degli Usa, la cui segretaria al Tesoro Janet Yellen ieri aveva tuonato contro i rappresentanti russi “complici delle atrocità di Putin”.
Una spaccatura che, ad appena due giorni dal G7 che aveva rilanciato gli aiuti a Kiev e ribadito la fermezza contro Mosca, mina l’efficacia delle sanzioni, col ministro indiano delle Finanze Nirmala Sitharam che proprio oggi ribadisce l’interesse a importare petrolio russo. E mette a rischio la cooperazione in un Forum come il G20, che fra alti e bassi per vent’anni aveva costruito cooperazione economica e finanziaria fra economie emergenti e avanzate che insieme rappresentano quasi il 90% del Pil mondiale. “Le contorsioni sull’Ucraina e soprattutto la sfida climatica complicano e aumentano le divergenze. La sicurezza energetica e l’insicurezza alimentare stanno spaccando il mondo in due”, sintetizza Giorgetti, mentre il govrnatore di Bankitalia Ignazio Visco fa i conti con l’inflazione ancora persistente in Europa: non possiamo dire fino a che livello alzeremo in tassi Bce, Se dobbiamo essere più restrittivi, saremo più restrittivi”. La spaccatura fra ‘nord e sud del mondo’ sui cui Mosca punta a incunearsi come baluardo contro il capitalismo liberale a guida Usa fa un passo avanti, anche se tutti hanno di fronte la responsabilità di coordinarsi. La presidenza indiana ha salvato il consenso per far avanzare la ristrutturazione del debito dei Paesi poveri, superando le resistenze di Pechino che è sempre più creditore, e dove anche il Fmi apre. E al Financial Stability Board, alla Banca dei regolamenti internazionali e al Fmi è demandato il compito di strutturare una regolamentazione efficace dei crypto-asset.