Un grande dono per Napoli, anzi due. Un omaggio alla tradizione spirituale là dove ne batte il cuore. Da giovedì 2 marzo 2023, infatti, due importanti installazioni realizzate interamente in corallo dall’artista fiammingo Jan Fabre vanno ad arricchire la Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Le opere, tutte cesellate e ricchissime di particolari legati alla storia del culto napoletano, sono le grandi Per Eusebia e Il numero 85 (con ali d’angelo), ambedue regalo dell’artista insieme a Gianfranco D’Amato, industriale e amante dell’arte, e Vincenzo Liverino, membro del board della World Jewellery Confederation.
UNA NUOVA CASA PER LE OPERE IN CORALLO DI JAN FABRE
L’allestimento delle opere, a cura di Melania Rossi, ha un forte portato spirituale, che si riflette in una strabordante ricchezza barocca. Per Eusebia è infatti posta nella Cappella del Duomo del Santo Patrono della città, accanto ai lavori pittorici di Domenichino e Lanfranco, a oltre 50 sculture e statue di santi compatroni e ai quattro quintali d’argento degli Splendori della Cappella del Tesoro di San Gennaro. L’opera, realizzata nel 2022 e composta da un grande pannello cesellato di corallo rosso del Mediterraneo, è stata posta nell’Antisacrestia, il luogo cioè dove sono custodite le chiavi che aprono la cassaforte con l’ampolla contenente nientemeno che il sangue di San Gennaro, legato all’omonimo mistero popolare. La creazione di Fabre è proprio un richiamo alla storia del Santo, dato che il nome riprende la donna che per prima raccolse questo sangue dopo il martirio nel 305 d.C., a cui fa riferimento con una serie di elementi: la mitra in corallo circondata da lingue di fuoco, due chiavi e due ampolle da cui sembrano stillare gocce di sangue.
La seconda opera, Il numero 85 (con ali d’angelo), sempre in un corallo rosso che si allaccia alla tradizione artigianale partenopea, occupa invece una nicchia a sinistra dell’altare della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, in via dei Tribunali 39. Sempre realizzata nel 2022, l’opera è stata concepita appositamente per questo ambiente sacro, dove Fabre è entrato in sintonia con le rappresentazioni di “morte in vita” e “vita in morte” che animano il barocco napoletano. C’è infatti una diretta connessione con un’altra scultura custodita nella chiesa, il Teschio Alato di Dionisio Lazzari, realizzato per l’altare maggiore nel 1669: anche il lavoro di Fabre è composto da un teschio umano dai cui lati spuntano delle lunghe ali, e sulla fronte compare il numero 85, che rappresenta le anime del Purgatorio. L’opera va a stabilire così un contatto diretto con il culto delle anime, molto forte a Napoli, in una sorta di viaggio iniziatico dal sapore dantesco.
Giulia Giaume