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Confronto Meloni-Schlein, La premier: ‘No al salario minimo e Mes’.

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venerdì, Novembre 22, 2024

No al Mes così com’è, no al salario minimo, no alla direttiva sulle case green e al bando i veicoli a diesel dal 2035, e lotta aperta ai trafficanti di migranti.

Giorgia Meloni usa il suo primo ‘premier time’ per fissare nuovamente i paletti identitari dell’azione del suo governo, rivendicando “con orgoglio” le scelte fatte finora e concedendo una sola apertura all’opposizione, dicendosi “disponibile al confronto” sul tema dei congedi parentali, posto da Elly Schlein, a sua volta al debutto in veste di segretario del Pd.

“Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite – ha detto la premier Giorgia Meloni alla Camera rispondendo all’interrogazione di Riccardo Magi, segretario di +Europa sul naufragio di un’imbarcazione carica di migranti al largo delle coste libiche -.

Bisogna investire sulle rotte legali, ed è esattamente il lavoro che sta facendo il governo. La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso”. Mi stupisce che “per fini politici si finisca per mettere in discussione l’onore e l’operato di persone che rischiano la vita tutti i giorni” per salvare vite umane e l’onore dell’Italia “che da sola affronta questo dramma offrendo strumento a chi vuole continuare a scaricare tutto su di noi”.  

Salario minimo, Meloni risponde a Schlein: ‘Non e’ la soluzione. Rischio creare condizioni peggiori’

Un approccio del governo improntato sulla sostenibilità ambientale “non ci impedisce di fare valutazioni critiche su iniziative legislative comunitarie che a nostro avviso, se non vengono opportunamente rimodulate, rischiano di danneggiare il nostro tessuto economico: è il caso ad esempio della proposta di direttiva sulle cosiddette case green”: così Meloni in Aula a Montecitorio rispondendo all’interrogazione di Angelo Bonelli. Il deputato di Avs ha chiesto alla premier qual è “la strategia energetica del governo per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 fissati dall’Unione europea e se nell’ambito di questa strategia è prevista l’autorizzazione a centrali nucleari da fissione”. “Un testo che a nostro avviso prevede obiettivi temporali – ha proseguito Meloni – che non sono raggiungibili per l’Italia, il cui patrimonio immobiliare è inserito in un contesto diverso da altri stati membri per ragioni storiche, di conformazione geografica. L’azione negoziale italiana in sede di Consiglio Europeo aveva consentito di rivedere le tempistiche di adeguamento della prestazioni energetiche degli edifici per renderle più graduali e meno stringenti e in modo di garantire la possibilità di esenzione per alcune categorie. Con il voto di ieri il Pe ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che consideriamo irragionevole, mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della nazione”.

“Gli italiani non hanno scelto un governo composto da pericolosi negazionisti climatici – ha spiegato Meloni -. Riteniamo che, nel rispetto degli impegni internazionali assunti sulla riduzione delle emissioni clima-alteranti, si debba mantenere un approccio pragmatico e non ideoligico. La sostenibilità ambientale non deve essere mai disgiunta dalla sostenibilità economica e sociale. Una volta definiti i target di riduzione delle emissioni, deve essere assicurata neutralità tecnologica”. Il deputato di Avs ha chiesto alla premier qual è “la strategia energetica del governo per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 fissati dall’unione europea e se nell’ambito di questa strategia è prevista l’autorizzazione a centrali nucleari da fissione”. “Abbiamo messo in campo – ha proseguito la presidente Meloni – una serie di azioni: dal decreto sulle comunità energetiche, fino all’attivazione di una cabina di regia sulla crisi idrica per prevenire il fenomeno prima che deflagri. Perché la situazione non è messa proprio bene per come l’abbiamo trovata. Sul tema del gas naturale, il governo lo considera come un vettore verso la transizione e un vettore per una maggiore autonomia e contribuire alla realizzazione del nostro progetto strategico dell’Italia come hub europeo dell’energia”.

“Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri”, ha detto la premier rispondendo all’interrogazione del deputato del Terzo polo Luigi Marattin sulle intenzioni del governo sulla ratifica del Mes. “Bonomi, presidente di Confindustria, storicamente sostenitore del Mes, dice che se noi riteniamo che il nuovo regolamento del Mes non sia nell’interesse del Paese e non sia adeguato alle sfide, dovrebbe essere il momento di discutere come usarlo come uno strumento di politica industriale europea. Il tema è che l’Europa potrà affrontare le sue sfide se riesce a fare sistema e proiettarsi verso una politica di sviluppo comune, e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione dal governo”, ha risposto Meloni alla Camera.

“Il collega citava il tema dei mutui: ricordo che c’è stato un provvedimento di questo governo per consentire a tutti la possibilità di negoziare il mutuo da tasso variabile a fisso” ma “le recenti dinamiche dei mercati disegnano uno scenario che merita estrema attenzione da parte del governo“, ha aggiunto la premier replicando in Aula alla Camera a una interrogazione di M5s su un fondo di solidarietà delle banche in relazione all’aumento dei tassi di interesse.

“Il nostro obiettivo è consegnare una terra più pulita alle nuove generazioni, ma senza devastare il nostro sistema produttivo senza creare nuovi disoccupati”, ha detto poi la presidente del Consiglio durante il question time alla Camera rispondendo ad un’interrogazione di Fdi su quali siano le intenzioni del governo a favore della filiera dell’automotive nell’ambito del processo di transizone ecologica. “L’Italia – osserva Meloni – condivide gli obiettivi della doppia transizione da quella verde a quella digitale, ma la stessa parola transizione dice che va fatto con gradualità e realismo. Per evitare la deindustrializzazione”. “E’ un fatto che la semplice incentivazione all’elettrico rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in paesi extra Ue dove gli impianti vengono realizzati con processi inquinanti” e che si incorra in problemi come lo “smaltimento delle batterie, e l’estrazione di materiali necessari a produrre” con sistemi inquinanti. Pertanto, Meloni spiega che l’intenzione del governo è quella di “percorrere la strada della neutralità tecnologica”. “Abbiamo illustrato dati alla mano che si può realizzare lo stesso obiettivo, cioè la transizione verde con altri mezzi molto più puliti” a cominciare “dall’idrogeno”. L’idea è quella di prevedere anche “incentivi per uscire dai carburanti inquinanti senza l’appiattimento acritico verso soluzioni che arricchiscono paesi extra Ue”.

“Ovviamente la complessità della situzione richiede degli approfondimenti ma credo sia necessario partire dalle emergenze come ad esempio alcuni casi nei quali norme discutibili potrebbero aver finito per favorire rendite di posizione”, ha detto la premier citando il superbonus e replicando a una interrogazione di M5s su un contributo di solidarietà del settore bancario in relazione all’aumento dei tassi di interesse. “Siamo pronti – ha concluso – ad adottare ogni misura richiesta dalla necessità di correggere squilibri come quelli generati da norme che gratuitamente hanno consentito le distorsioni prodotte”.

“Il governo è pienamente consapevole della situazione particolarmente difficoltosa in cui si trovano i comuni italiani, particolarmente nel momento in cui sono impegnati nell’attuazione del Pnrr – ha detto la premier rispondendo all’interrogazione del capogruppo della Lega Riccardo Molinari, su iniziative volte a destinare maggiori risorse agli enti locali per assicurare la realizzazione delle opere del Pnrr -. Il governo ha presente le criticità di carattere finanziario a cui le amministrazioni vanno incontro. Compatibilmente con le disponibilità finanziarie e restando in linea con il quadro di finanza pubblica siamo disponibili e pronti a valutare ulteriori interventi, ulteriori risorse che possano essere destinate agli enti locali. In quest’ottica la determinazione dell’entità degli interventi nei prossimi mesi va valutata all’esito della programmazione”.

“Siccome abbiamo molto a cuore la questione della denatalità sul tema del congedo parentale sono sempre pronta a confrontarmi”, ha detto poi la premier rispondendo nell’Aula della Camera all’interrogazione del partito Democratico, illustrata dalla segretaria Elly Schlein sul salario minimo e il congedo parentale.

Il governo con la riforma fiscale metterà mano a “una revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche con la riduzione delle aliquote” e “l’obiettivo della riduzione del carico fiscale per tutti i contribuenti” a partire dalle fasce più deboli e “tenendo conto anche della composizione del nuclei familiari”, ha spiegato Meloni replicando a una interrogazione di Forza Italia sul taglio delle tasse per imprese e contribuenti e confermando che in Cdm ci sarà la delega fiscale.

“Siete in carica da soli 5 mesi, è vero, ma state andando nella direzione sbagliata. Siete una destra ossessionata dall’immigrazione e non vedete le migrazioni dei giovani che sono costretti a causa dei salari bassi a cercare all’estero di andare a realizzarsi”: così la segretaria del Pd Elly Schlein in replica alla risposta della premier Meloni alla sua interrogazione sul salario minimo. “Sul piano sociale la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità. Ma la vostra propaganda sta sfumando e verrete giudicati per quello che fate e non per le facili promesse alimentate per anni che sono già smentite dal suo governo”. 

Schlein a Meloni: ‘Io all’opposizione, lei al Governo. Spetta a lei dare risposte’

ANSA

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